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8/10

La Leggenda Di Beowulf regia di Robert Zemeckis

Animazione
recensione di Ivan Barbieri

Tormentato dal troll Grendal, Hrothgar (Anthony Hopkins) è convinto che con l'arrivo di Beowulf (Ray Winstone) le cose cambieranno. Sconfiggere il mostro sarà tutto sommato un'impresa semplice per il valoroso e possente eroe. Ma la morte di Grendal nasconde una minaccia ben più grande e un segreto inconfessabile...

Prima di "Beowulf", Robert Zemeckis aveva girato un film a suo modo rivoluzionario, il tremendo Polar Express, che però non gli aveva dato il successo sperato – e non a torto! A dire il vero nemmeno questo "Beowulf", storia del celebre eroe vichingo le cui gesta riecheggiano nelle opere della mitologia sassone, può considerarsi un successone, ma stiamo comunque parlando di un bel film lungi dall’essere effimero esercizio stilistico o, peggio ancora, tecnico. Con un drastico quanto necessario miglioramento tecnologico, il regista porta in scena Ray Winstone, Anthony Hopkins, John Malkovich, Robin Wright e Angelina Jolie con l’oramai conosciuta tecnica della performance-capture, regalandoci un blockbuster che trasuda tutto il talento del team che ha contribuito alla sua realizzazione. Un film che, per quanto pochi siano coloro i quali lo ricordino con affetto, riesce a convincere grazie anche alla sua confezione narrativa incredibilmente seria e violenta (si tratta difatti del primo film d’animazione concepito esclusivamente per un pubblico adulto o comunque maturo), con sangue e mostri per nulla debitori, badate bene, del comics 300 di Zack Snyder. Con effetti speciali riusciti (le uniche perplessità riguardano il fuoco, oramai bestia nera di ogni animatore) La Leggenda Di Beowulf convince e si guadagna il beneplacito dello spettatore medio.

D’accordo, gli interrogativi sull’effettiva necessità dell’impiego di tale tecnica rimarranno, ma l’audacia (no, non si tratta di testardaggine!) del regista ha il suo peso, come del resto nella resa finale ce lo ha la bella e pomposa colonna sonora di Alan Silvestri. La scelta di dividere il film in due atti (il primo mostra la giovinezza dell’eroe in tutta la sua spavalderia, mentre il secondo è una sorta di conseguenza degli errori giovanili dello stesso Beowulf) dona al prodotto finale una certa organicità, una migliore presa di coscienza delle proprie possibilità, un’intelligenza maggiore. La cosa strana è notare come molte delle sperimentazioni di Zemeckis, per quanto acclamate, non abbiano spianato la strada a veri e propri movimenti cinematografici. Roger Rabbit per esempio: fondere cartoni animati e film live action ha rappresentato un caposaldo della storia del cinema, eppure solo una manciata di film (nemmeno di grande successo: ricorderete forse Space Jam e Looney Tunes Back in Action) hanno ripreso quella tecnica. E la motion-capture in film per adulti potrebbe a questo punto avere la stessa fine (riciclata solo in parte per Avatar o Apes Revolution. Ma non importa, in fondo, perché questo non fa altro che sottolineare l’originalità di un autore che con i suoi film ha contribuito a fare della propria generazione di cineasti la più importante e creativa di sempre ad Hollywood.

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