Monsters & Co. regia di Pete Docter
AnimazioneI mostri sono reali, solo non vivono nel nostro mondo, ma in uno parallelo, nella città di Mostropoli (una metropoli futuristica), nella quale un'azienda elettrica (la Monsters Inc. del titolo originale) può penetrare nel nostro tramite speciali porte che conducono direttamente nelle camere da letto dei bambini i quali, atterriti dalle apparizioni mostruose, emettono grida che l'azienda raccoglie ed utilizza come fonte di energia per la città. Sullivan è uno dei dipendenti dell'azienda addetto proprio alla mansione di spaventare i pargoli, ed è uno dei migliori in quest'ambito. Una sera però, a fine turno, vede che una porta è ancora in postazione di utilizzo. Incuriosito, si intrufola, ma finisce inavvertitamente per portare nel suo mondo una bambina (da lui chiamata Boo), fatto gravissimo per l'incolumità dei mostri. Tenendola nascosta, dovrà riuscire, col l'aiuto del fido amico e collega monocolo Wazowski, a re-individuare la porta corrispondente per riportare Boo a casa, e nel contempo scoprire il mistero: chi ha lasciato lì quella porta e perché?
Il concept di partenza è azzeccato, come al solito: la realizzazione della paura infantile del mostro nell'armadio, solo con un curioso capovolgimento di prospettiva. I mostri sono in tutto e per tutto uguali agli umani (a parte fisicamente), nel modo di comportarsi e nella struttura societaria. Questo è probabilmente anche il maggior difetto del film: il non essere riusciti a declinare il mondo dei mostri in modo diverso dal nostro, cosicché si ha l'assurdo risultato di una città che ha un design adatto alla vita umana, ma è abitato da mostri; questa stonatura è evidente in molte scene del film, che peraltro è abbastanza monotono a livello di scenografia, dato che è ambientato per la maggior parte all'interno della Monsters Inc.: nelle numerose scene situate nei corridoi degli uffici, si possono vedere le porte che danno alle varie stanze, porte uguali alle porte umane, quindi assolutamente scomode, in teoria, per un mostro: come potrebbero ruotare un pomello per aprire una porta quando hanno tutto fuorché arti simili alle nostre mani (a parte pochi di essi)? E ciò si nota per altri elementi architettonici. Insomma il connubio, sulla carta divertente, di un mondo simil-umano popolato di mostri (che hanno anche nomi da umani...) è incoerente ed inconciliabile con la natura stessa dei suoi abitanti. Ovvio che per un bambino questo ragionamento non conta, perso come sarà a seguire la storia, ma per un occhio critico questo è semplicemente un errore realizzativo, che non favorisce l'illusione di realtà.
Oltre a questo vi è comunque da segnalare una sceneggiatura che, pur abbastanza originale nel suo assunto di base, ha uno sviluppo narrativo piuttosto canonico. Dove si salva è certamente nella realizzazione tecnica, con una CGI sempre più avanzata che, unita alla fantasia degli autori, dà vita a mostri bizzarri e comici invece che spaventosi, e regala alcuni scorci suggestivi (tutta la sequenza d'inseguimento nel deposito delle porte è una gran momento di cinema di animazione).
Ancora una tripla regia - che oltre ad Unkrich, già presente nel film precedente, comprende Docter, animatore e sceneggiatore della stessa Pixar in tutti film precedenti, e Silverman, animatore, che invece è esterno (ha lavorato alla serie dei Simpson ed anche al lungometraggio omonimo, e anche ad altri film) - meno creativa di quelle di John Lasseter.
Colonna sonora funzionale.
Redistribuito nelle sale in versione 3D nel 2013, occasione della pubblicazione del suo sequel Monsters University.
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