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7/10

Your Name regia di Makoto Shinkai

Animazione
recensione di Leda Mariani

Mitsuha è una studentessa che vive in una piccola città rurale del Giappone e che desidera trasferirsi a Tokyo, nella grande metropoli in cui ogni sogno può incontrare la sua realizzazione. Taki è uno studente del liceo che vive proprio a Tokyo: ha un lavoro part-time in un ristorante italiano, ma vorrebbe lavorare nel campo dell’arte o dell’architettura. Una notte Mitsuha sogna di essere un giovane uomo: si ritrova in una stanza che non conosce, ha nuovi amici e lo skyline di Tokyo si apre davanti al suo sguardo. Nello stesso momento Taki sogna di essere una ragazzina che vive in una piccola città di montagna che non ha mai visitato, potendola osservare in ogni suo dettaglio. Quale sarà il segreto che si cela dietro a questi strani sogni incrociati?

Una ventata di romanticismo

Il 23, 24 e 25 gennaio Nexo Digital e Dynit proporranno nelle sale cinematografiche italiane questo film, tratto dall’omonimo romanzo che lo stesso regista, Makoto Shinkai (Giardino delle Parole, Viaggio verso Agartha, La voce delle Stelle) ha scritto tempo prima che si scegliesse di renderlo un anime. Il libro è uscito in Italia come light novel edita da J-Pop il 18 gennaio, ed è rintracciabile in libreria o in fumetteria.

Come racconta lo stesso Shinkai: <<Si tratta ovviamente di una storia di fantasia, ma basata sulla sensazione, che io stesso ho provato e che credo venga vissuta da molte persone, di aver perso figure o luoghi importanti. Ho voluto parlare di quegli individui che hanno deciso comunque di continuare a tendere la mano verso qualcosa che non possono più incontrare, ma con la certezza che questo possa in qualche maniera accadere>>.

In effetti al di là del virtuosismo estetico e di un’animazione, oltre che di un disegno, assolutamente iperrealistici, soprattutto nella riproduzione di ambienti naturali, questo film racconta ipotesi interessanti sulla percezione e l’interpretazione del destino, qui metaforizzato in vario modo tramite l’immagine del filo, che esplicita tuttavia uno sviluppo del tempo non lineare, ma che si intreccia e confonde, e che ricorda moltissimo la percezione temporale “a spirale” dei fumetti di Leiji Matsumoto. I concetti filosofici e l’interpretazione di tempo, spazio, sogno e memoria, in questa storia si scompongono e ricompongono in un ritmo continuo che evoca quello del respiro, mentre i personaggi, assieme agli spettatori, si interrogano sul senso della vita: su ciò che resta e che conta di più, rispetto ai nostri individuali vissuti.

Uscito in Giappone nell’agosto del 2016, Your Name è in lista per le nomination agli Oscar 2017, ed ha incassato oltre 175 milioni di dollari al box office nipponico. È il secondo maggior successo anime del cinema giapponese, dopo La Città Incantata di Hayao Miyazaki e al suo debutto in Cina ha letteralmente sbancato. Sta vincendo premi in tutta Europa, ed ha raggiunto un ottimo risultato anche al PÖFF di Tallin, in Estonia, noto per la sua particolare attenzione al cinema d’animazione.

Il regista accoglie lo spettatore in un breve video che anticipa diverse versioni del film, augurandogli di uscire dalla sala in un moto di felicità e sentendosi insomma bene: in qualche maniera contento. In effetti il film trascina fino al finale scatenando un’infinita serie di emozioni e il livello di suspense è ben dosato, portandoci verso una conclusione liberatoria. Il ritmo è forse eccessivamente drammatizzato da continue sintesi ed intermezzi musicali - come dei riassunti realizzati sotto forma di videoclip - che diventano quasi un tema ricorrente nella partitura del film, ma che il pubblico italiano potrebbe interpretare come una forma tipica giapponese, oppure un modo che proviene direttamente dagli anime seriali e che suggerisce l’idea che il film possa essere scomposto in parti. E questa è forse l’unica cosa che davvero non mi è piaciuta, perché spezza una narrazione che funzionava già bene, allungando anche molto i tempi, in maniera non necessaria.

Makoto Shinkai è ormai considerato un maestro assoluto dell’animazione giapponese grazie alla sua straordinaria padronanza delle arti visive, che lo porta a dar vita a panorami estremamente realistici ed atmosfere malinconiche. In questo film è bellissima anche la resa visiva dei momenti di sogno, o di spostamento temporale, che diventa espressionista e multi tecnica.

Il film è distribuito in Italia con il sostegno di JNTO, l’Ente Nazionale del Turismo Giapponese e ci restituisce l’immagine di un Giappone che sta ancora sta vivendo un forte contrasto tra la sua civiltà rurale e quella metropolitana, tra fortissima tradizione e profonda innovazione.

In sintesi una dolce storia d’amore adolescenziale, che riassume in maniera originale il lungo processo di conoscenza di sé stessi, ma che evoca anche un mondo ancora più interessante e fantascientifico, capace di immaginare lo spazio-tempo in modo affascinante e curioso.

Non il capolavoro che si dice, dal mio punto di vista, ma comunque un bel film: fatto bene, piacevole, emozionante e che comunica messaggi positivi, cosa che di questi tempi, soprattutto agli occhi dei giovani, non può che far bene.

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