V Video

R Recensione

8/10

Il Castello nel Cielo regia di Hayao Miyazaki

Animazione
recensione di Alessandro Giovannini

La giovane Sheena precipita da un'aeronave per sfuggire ai pirati del cielo. Una pietra che porta al collo le impedisce magicamente di sfracellarsi. Viene "raccolta" da Pazu, ragazzino assistente di un capo minatore. La mattina dopo Sheena ringrazia Pazu, ma mentre i due stanno per congedarsi appaiono nuovamente i pirati (nonchè l'esercito), intenzionati ad impossessarsi della suddetta pietra. Nella fuga Pazu finirà per trovarsi coinvolto nella vicenda, che ruota attorno ad una civiltà estinta e ad una favolosa isola fluttuante nel cielo, Lapunta, che si narra contenga favolosi tesori e antiche conoscenze. La pietra al collo della ragazzina pare provenire da lì, e ci sono molti interessi in gioco e molte persone intenzionate ad appropriarsene.

Terzo lungometraggio di Miyazaki (dopo Lupin III - Il castello di Cagliostro, 1979, e Nausicaa della Valle del Vento, 1984) e primo dalla fondazione dello Studio Ghibli l'anno precedente da parte del regista e di Isao Takahata. Il film era già uscito in DVD nel nostro paese ma fu ritirato dopo pochi mesi per questioni di diritti. Ora torna distribuito in sala da Lucky Red. Per noi che lo vediamo dopo aver visto i successivi capolavori di Miyazaki acquista forse ancor più valore: nella nettezza del disegno, nella poesia delle immagini (nessun ricorso a computer graphic in quegli anni), nelle stupende animazioni delle sequenze d'azione, nella magica sceneggiatura (che pesca un po' da qualunque cosa, dal mito di Atlantide alla tradizione shintoista, dal romanzo d'avventura europeo ai J-GDR) si scorgono, già ben delineati, i tratti della poetica di Miyazaki; portando avanti il discorso ecologista iniziato con Nausicaa della Valle del Vento, il regista nipponico affronta anche altri temi: la paura della guerra globale, il confronto-scontro tra il singolo e la collettività, inteso anche come sfida impari condotta da pochi eroi giusti contro orde di malvagi molto più potenti (tipica logica da videogioco, peraltro), la purezza dei valori infantili, la ricerca della stupefazione estetica senza ricorrere alla tecnologia informatica (in controtendenza rispetto ai Classici Disney).

La fervida immaginazione di Miyazaki, che ha curato il design di tutti i personaggi e di tutti gli ambienti, è in grado con semplicità e fluidità di mescolare elementi propri delle culture più diverse: ecco che allora il complesso minerario dove vive e lavora Pazu ricalca l'Inghilterra della seconda rivoluzione industriale e degli slums, la fortezza dell'esercito richiama alla mente le fortificazioni medievali adibite a quartier generali nella Germania nazista, e l'isola galleggiante di Laputa alle descrizione platoniche di Atlantide nonchè alla biblica torre di Babele. In questa varietà di scenari si mescolano, come già nel Castello errante di Howl, tecnologie fantascientifiche e suggestioni fiabesche che rimandano alla mente quelle commistioni di vecchio e nuovo che si sarebbero potute mirare pochi anni dopo nella saga videoludica di Final Fantasy.

Ci si accorge insomma di quanto seminale sia stato il lavoro dello Studio Ghibli nell'immaginario visivo-concettuale nipponico delle arti dell'era digitale. E' un vero piacere potersi gustare (seppur con 26 anni di ritardo) una perla dell'animazione sul grande schermo, con un racconto adatto a tutti ed un disegno più realistico di quello Disney e forse per questo maggiormente indicato per un pubblico adulto. Doveroso infine segnalare la melodica colonna sonora del grande Joe Hisaishi, collaboratore di lungo corso di Kitano. Un'opera consigliata a tutti gli estimatori di Miyazaki, nell'attesa dell'uscita del suo nuovo film prevista per l'anno prossimo.

V Voti

Voto degli utenti: 8,7/10 in media su 6 voti.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
Slask 8/10

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.