R Recensione

8/10

Enzo Avitabile Music Life regia di Jonathan Demme

Documentario
recensione di Nicolò Barabino

 Il premi Oscar Jonathan Demme documenta la vita e la musica di Enzo Avitabile, musicista poliedrico napoletano, tra scorci di vita e quartieri periferici, musicisti e amici.

Quello che lega Jonathan Demme e il documentario è un rapporto forte e consolidato, che dura ormai da oltre 30 anni. Il legame si fa ancora più interessante, quasi intimo, se si prendono in considerazione i documentari dedicati al mondo della musica. Tutto iniziò nel 1984 quando il regista newyorkese dirige Stop Making Sense dedicato a tre concerti dei Talking Heads (massimi esponenti della new wave guidati da David Byrne), seguono Heart of Gold, Trunk Show e Journey, incentrati sulla figura e la musica del canadese Neil Young.

Nel 2012, in occasione della 69° Mostra del Cinema di Venezia, Demme presenta al pubblico Enzo Avitabile Music Life, documentario musicale che racconta la vita e la musica del poliedrico artista napoletano.

Con la stessa gioia e disponibilità che l’anno reso uno dei personaggi più amati della sua città, Avitabile ospita regista, troupe e spettatori all’interno della sua casa, li guida per le strade della sua Napoli, tra i meandri della sua vita e dei tanti ricordi. Piano piano affiorano, quasi improvvisamente, come nelle migliori improvvisazioni jazz, aneddoti familiari, ricordi d’infanzia e di formazione: ad esempio la visita nella vecchia cantina in cui Enzo suonava le sue prime note al sassofono o il ritorno al Conservatorio di Napoli.

La vera protagonista di questo documentario è però la musica. Il film infatti assume le caratteristiche di un vero e proprio concerto dove le caratteristiche sonorità partenopee si uniscono, si mischiano, diventano un tutt’uno con quelle di altri paesi, rappresentati dai loro strumenti tanto caratteristici quanto rari: dal sitar indiano alle launeddas sarde.

«All’interno di un musicista si trovano una moltitudine di musicisti», con queste parole Avitabile descrive il suo mestiere e, involontariamente anche lo spirito dell’intero film. Al suo interno si trovano infatti, come già detto, vari aspetti della sua vita: la religione, la famiglia e gli amici; ma è allo stesso tempo un mini ritratto di una Napoli forse un troppo facilmente stereotipata da chi non la vive dall’interno, ma ricca di una cultura che col tempo sta perdendosi.

Uno degli aspetti che affiora più prepotentemente guadando il film è indubbiamente la smisurata passione di Enzo Avitabile per tutto quello che si lega alla musica, la sua e quella degli altri. Tutto questo traspare dallo sguardo appassionato del musicista mentre suona i suoi strumenti, magistralmente catturato dai primissimi piani di Demme, diventato ormai un modello da seguire per chi si appresta a intraprendere la carriera di documentarista.

Jonathan Demme ha dichiarato di essere entrato in contatto con Enzo Avitabile e la sua musica in modo assolutamente casuale, nel 2007 mentre ascoltava la radio guidando per le strade di New York. Rimase quindi immediatamente colpito da quell’uomo che da li a due anni avrebbe finalmente conosciuto e a cui ora dedica questo piccolo grande film, che sicuramente trasmetterà lo stesso inaspettato entusiasmo nello spettatore che guaderà il film, senza conoscere la vita, la musica e la persona di Enzo Avitabile.

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