R Recensione

7/10

AMY - The girl behind the name regia di Asif Kapadia

Documentario
recensione di Gloria Paparella

La cantante britannica Amy Winehouse il 23 luglio 2011 fu trovata senza vita nella sua casa di Camden probabilmente per l’ennesimo abuso di alcol. Quattro anni dopo la sua scomparsa arriverà in Italia, a settembre, il docu-film Amy-The Girl behind the name.

Presentato Fuori Concorso al Festival di Cannes dove ha riscosso un enorme successo di pubblico e di critica, AMY è il film dedicato alla tormentata voce black di Amy Winehouse e include immagini e filmati d’archivio inediti sull’intensa e carismatica artista, scomparsa nel 2011 a soli 27 anni per cause ancora non completamente accertate.

Il regista Asif Kapadia parte proprio dalle canzoni di Amy Winehouse per creare la trama narrativa del suo lavoro. Del resto i testi della Winehouse erano sempre estremamente personali. Amy usava la scrittura in forma catartica, quasi fosse una terapia attraverso cui elaborare le emozioni più difficili. Kapadia, affiancato dal produttore James Gay-Rees e dall’editore Chris King, non fa altro che svelare quei testi. A detta di Kapadia, infatti, la gente non si rendeva conto di quanto la scrittura di Amy Winehouse fosse intima, di quanto quei contenuti derivassero da un dolore interno e vissuto.

Non è solo la qualità delle interviste e del materiale filmato a contraddistinguere AMY, ma anche il modo in cui questo docu-film affronta la storia della giovane cantante inglese. Non viene, infatti, riproposta ancora una volta la tragica storia già vista sui media: il film scava molto più a fondo, sia sulla sfera personale di Amy (l’assenza del padre nei momenti importanti, la turbolenta relazione con Blake Fielder-Civil), sia su quella professionale (gli esordi nei piccoli club londinesi e poi il grande successo mondiale con l’album “Black to Black”).

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