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5/10

Un Insolito Naufrago Nell'Inquieto Mare D'Oriente regia di Sylvain Estibal

Commedia
recensione di Flavio De Cinti

Jafaar, un pescatore palestinese, non crede ai suoi occhi quando ritrova incagliato nella sua rete un maiale vietnamita. Prima che le autorità se ne accorgano, deve necessariamente liberarsi dell'animale, impuro per la propria religione, ma non resiste alla tentazione di sfruttare l'opportunità presentatasi per guadagnare qualche soldo facile, tentandone la vendita. Dopo che un funzionario delle Nazioni Unite rifiuta di comprarlo, a Jafaar balza in mente l'idea di sfruttare le capacità riproduttive del nuovo e insolito amico, portandolo nei posti più impensabili e cercando di camuffarlo per non destare l'attenzione.

 

Esordio cinematografico per il giornalista e scrittore franco/uruguaiano  Sylvain Estibal, “Le Cohon de Gaza” (tradotto solertemente in italiano con un titolo chilometrico e di Wertmulleriana memoria) è una piccola commedia del 2011, che tenta di raccontare con tono lieve e quasi fiabesco l’interminabile conflitto israeliano-palestinese.

Buono lo spunto di partenza, quello del maiale vietnamita trovato dal pescatore palestinese Jaffar, che mette in risalto alcuni dei tabù che uniscono i due popoli, storicamente divisi. Estibal ha dichiarato più volte di essersi ispirato al Chaplin de Il Grande Dittatore; si nota principalmente nello sguardo naive del protagonista Jaffar (l’ottimo Sasson Gabay) e nella scelta programmatica del regista di trattare con leggerezza temi drammatici importanti. La speranza è l’elemento che emerge con più forza durante tutta la durata della pellicola, toccando inevitabilmente l’apice nel finale.

Il film accusa purtroppo alcuni momenti in cui la retorica prende il sopravvento e la leggerezza sfocia nell’inconsistenza. La scelta di Estibal di mettere in scena inibizioni e tabù sullo sfondo della striscia di Gaza risente di una satira che non graffia come dovrebbe. Una satira che spesso lascia la sensazione di “freno tirato”, escluse alcune scene molto divertenti, come la raccolta e consegna del seme del maiale o la soap opera vista dalla moglie di Jaffar insieme al soldato Israeliano. La bravura degli attori nasconde in parte questo difetto, che emerge però maggiormente nelle sequenze che coinvolgono più da vicino le due comunità in lotta, dipinte con un'ironia, nelle intenzioni grottesca e surreale, che sfocia alcune volte nel cilchè.

La sensazione generale è che questo film cerchi di inserirsi con troppa veemenza nel filone della “commedia garbata”, tipica di certo cinema francese degli ultimi anni, lasciando così inespresse le evidenti qualità del soggetto. Premio Cesar 2012 come miglior opera prima.

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