R Recensione

6/10

The Salvation regia di Kristian Levring

Western
recensione di Ivana Mette

Nel 1871, tra colonizzatori e fuorilegge, l'immigrato Danese Jon (Mads Mikkelsen) sta attendendo da anni di portare in America sua moglie e il figlio di dieci anni. Ma quando finalmente loro riescono a raggiungerlo cadono vittime di un crimine orribile. Distrutto dal dolore e dalla disperazione Jon uccide il responsabile. Ma l'assassino che Jon ha ucciso è il fratello dello spietato colonnello Delarue (Jeffrey Dean Morgan), un bandito che terrorizza il villaggio di Black Creek e che è disposto a tutto per vendicare l'assassinio di suo fratello. Tradito e isolato dalla comunità, Jon è costretto a trasformarsi da uomo per bene, onesto e pacifico, in guerriero fuori legge solitario, per salvare il villaggio e trovare pace.

Nonostante il suo grande amore per i wester, Kristian Levring, non riesce proprio ad onorare il genere e i grandi maestri del passato a cui professa di ispirarsi. Nell'intento di realizzare un prodotto che sia un tributo al classico wester americano, il regista si ritrova ad avere fra le mani un film che, pur presentando elementi che lo avvicinino all'intento registico, si presenta più come un B-movie di terza categoria, oltretutto non rendendo onore ai grandi attori presenti al suo interno, primo fra tutti Mads Mikkelsen. Seppur sia, quest'ultimo, un attore eccellentemente versatile ed eccelso in ogni suo ruolo, qui è corretto evidenziare il fatto che la sua prestazione non sia delle migliori. Non tanto per mancanza di bravura o di spirito di adattamento ad un genere di personaggio, quanto per il fatto che è proprio il personaggio in se, nel come è stato costruito e fatto in qualche modo, seppur in maniera blanda, sviluppare e nella poca prestanza attoriale che richiedeva, a non permettergli di mettere in scena le sue doti camaleontiche. Inutile aggiungere che la storia non è una novità. Si, il film vuole essere un tributo, e si, i western classici erano più che altro, se non tutti, storie di vendetta, di perdita e di riconquista, ma sta di fatto che, richiedendo al cinema contemporaneo un avanzamento rispetto ai canoni del passato, ormai obsoleti, sarebbe stato meglio godere di una storia che, per quanto banale, avesse uno spirito suo, fosse coinvolgente e adrenalinica, di tensione ed ansia. Invece, ciò che gli occhi sono costretti a guardare, è uno sviluppo narrativo al quanto piatto e soporifero, in cui tutto, o quasi, è scontato. E in questo marasma di clichè, non possono che risaltare i terribili effetti speciali e i trucchi esili, di cui è fin troppo evidente la finzione. Effetto ricercato oppure no, visivamente risultano sgradevoli ed avvicinano il film ad b-movie di note trash. Ulteriore nota da riportare è il rapporto uomo-donna mancato. Da apprezzare il fatto di rendere meno banale la relazione fra il protagonista (Mads Mikkelsen) e la "principessa da salvare" in questione (Eva Green), che ovviamente tanto principessa non è, dato che nel corso delle vicende presenta un carattere duro e coraggioso, che non dispiace affatto, e rende la seconda parte della storia un tantino più interessante e avvincente. Certo, la scelta di rendere il personaggio principale femminile una badass, scardina completamente la classica relazione uomo-donna del wester classico a cui, si ricorda, il regista fa riferimento, e con essa, la relativa figura della donna in toto ma, almeno presenta una nota di distacco, che non è da buttar via. Interessanti, invece, risultano i toni cupi e goticheggianti scelti per le ambientazioni, i quali creano un effetto piacevole alla visione e danno quei toni giusti che si richiedono abbinati a certi tipi di sviluppi narrativi (vedi la perdita dell'intera famiglia). In questo intento aiutano le musiche e i suoni che sono ben scelti ed adatti. Inoltre a tutti questi elementi, si abbinano scelte tecniche e soprattutto di inquadrature che ben si adattano al genere e, in questo senso, gli rendono giustizia. L'uso frequente di primi piani, con relativo campo e controcampo di sguardi intensi, di dettagli, piani americani e così via. Tutte inquadrature scelte per imprimere nella nostra mente di spettatori il volto dei protagonisti ed evidenziare la relazione ostile che intercorre fra di loro. In conclusione, la pellicola non lascia il segno e, seppur sia da apprezzare il tentativo difficile di tributo ad un genere che ha fatto la storia del cinema, non può dirsi un vero lascito di rilievo.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo film. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.