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8/10

The New Girlfriend regia di François Ozon

Commedia
recensione di Alessandro Giovannini

Claire (Anaïs Demoustier) felicemente sposata, deve affrontare la scomparsa della carissima amica Laura, ammalatasi poco dopo le nozze. ancor più scioccante sarà per lei scoprire casualmente il segreto del marito dell'amica, David (Romain Duris): vestirsi da donna con gli abiti della defunta moglie, ufficialmente per supplire alla mancanza di una figura materna per la neonata trovatasi improvvisamente senza madre. Superato lo sconcerto iniziale, Claire accetterà ed asseconderà David nel suo percorso di esplorazione del proprio lato femminile, e si renderà conto lei stessa che il sentimento che la legava a Laura era qualcosa di molto profondo.

Dopo Giovane e bella, François Ozon effettua un'altra esplorazione delle sottili perversioni e dei desideri nascosti relegati dalle persone nella loro intimità, forse anche nel loro inconscio, e dell'impossiblità di tenerli celati al mondo e a sè stessi. Con il suo stile tipico, un misto di leggerezza alla Rohmer e perversione alla Chabrol, Ozon è in grado di confezionare un film a metà tra commedia e dramma che con sensualità dipana una matassa di desideri inconfessabili senza enfasi pedagogiche o slogan ideologici.

Notevole è già la prima sequenza, in grado di racchiudere decenni di vita in poche scene, un qualcosa di miracoloso che ricorda il formidabile incipit di Up della Pixar, una magia che solo il cinema è in grado di regalare. Dopo la narrazione prende una strada di consueta linearità, e a farla da padrone sono i dialoghi, i volti ed i corpi degli attori, tutti scelti con acume e dalle performance eccellenti. In questa storia di corpi e di identità che si confondono e si scambiano, un qualcosa che si avvicina idealmente al cinema di David Cronenberg, il regista sa infilare quà e là sprazzi umoristici a far da contraltare ai momenti più seri, guidando abilmente le emozioni dello spettatore evitando di annoiarlo. Pur non succedendo quasi nulla in termini di evoluzione narrativa infatti, l'ottimo lavoro in fase di scrittura permette una caratterizzazione dei personaggi che mantiene viva l'attenzione attraverso le loro sfaccettature caratteriali e psicologiche. Un bel lavoro che in sede di festival spicca a fianco di tanti altri film con carenze di questo tipo. Ozon peraltro evita quell'aria spocchiosa di certi film francesi focalizzati sui ceti (alto)borghesi non disdegnando il pop anglofono da discoteca a livello musicale nè qualche episodio pruriginoso, ed è in grado di raggiungere pathos e far impietosire lo spettatore in una scena chiave ambientata in un locale di drag queens.

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