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8/10

The Journey regia di Nick Hamm

Storico
recensione di Claudia

La vera storia di come Marty Mac guinness e Ian Paisley, due leader di opposte fazioni Nordirlandesi si accordarono tramite un viaggio “pilotato” e diventarono parte dello stesso governo, uno vice dell'altro.

Il politico crede davvero in quello che fa, o può essere soprattutto dopo anni di lotte -magari vane- convinto e ammaliato dal potere, magari altrui -e che altrui? Sembra questa, anzi, è questa, la domanda dietro “Il viaggio”, bel film di Nick Hamm su un vero evento, magari non interessante, arzigogolato e ben scritto come davvero raccontato.

L' unionista anticattolico Ian Paisley e “la faccia presentabile” (parole sue) dell'IRA Marty Mac Guinness percorrono un viaggio in macchina “improvvisato”: il primo non vuole mancare al suo anniversario di nozze a Belfast, e deve quindi raggiungere l'aeroporto in macchina, interrompendo momentaneamente gli accordi di pace in corso in quel momento in Scozia, con tra gli altri Tony Blair (interpretato con un bel po' di fantastia migliorativa da Toby Stephens: Blair ringrazi!). Può farlo, ma solo a patto che a “scortarlo” per evitare che in realtà non vada a far altro -anche se è un ottantenne abbastanza poco attivo, nonostante dietro le sue spoglie ci sia il neanche sessantenne attore Timothy Spall- ci sia Marty Mac Guinness, leader dell'opposta fazione. In realtà è tutta una messainscena per farli accordare: l'imberbe (ed identico a Miralem Pjanic) autista fa da “microfono vivente”, mentre i grandi capi rimasti nell'hotel in Scozia lo “guidano” tra consigli fattibili ed altri più vaghi (“falli diventare amici”.

Il film si inserisce sulla falsariga di The Queen: una storia british raccontata con velocità e dovizia di particolari, e con “Lo scadere del tempo” che fa da contraltare, con Tony Blair di nuovo presente anche se a questo giro più simile nei suoi manierismi a Hugh Grant che al noto primo ministro.

Ahimè, però è pur sempre un film su due persone, per quanto interessanti, combattive, volitive, chiuse in una macchina: la parte centrale ne soffre un po', nonostante le rivelazioni (Mac guinness si pente per alcune morti IRA ma soprattutto Paisley crede che nel parlamento UE ci sia una sedia 666 riservata ad un non specificato anticristo!) e quella nella chiesa (una chiesa nella foresta?) tantissimo; ma sono pochi, piccolissimi tratti di stallo in un film che è tutto un picco. Tutti bravi, battute (anche comiche) che funzionano 9 volte su 10 e scena del cervo -e sua risoluzione- probabilmente geniale. Commuovente e speranzoso senza lagne.

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