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1/10

The Duke of Burgundy regia di Peter Strickland

Grottesco
recensione di Alessandro Giovannini

Nella campagna inglese, analisi del legame sentimentale che lega due donne: una ricca nobildonna proprietaria di un'enorme magione e la sua amante. Le due hanno un personale rituale di seduzione basato sul gioco di ruolo: la nobildonna tratta l'amante come sua cameriera, punendola per le sue eventuali inottemperanze che, puntualmente, si verificano.

Un mix tra lo sperimentalismo onirico di David Lynch e l'umorismo grottesco di Peter Greenaway: Peter Strickland non nasconde le influenze della sua personale visione di cinema, che applica a The Duke of Burgundy con sistematica ostinazione. Dai primi minuti in cui osserviamo incerti l'ambiguo svolgersi degli eventi, in bilico tra seriosità austera e farsa surreale, si rimane indecisi su come approcciare il film: farsi sane risate o restare in silenzio a contemplare le immagine tanto ben confezionate? Il dubbio finisce per accompagnare l'intera visione, lasciando una certa perplessità aleggiante alla comparsa dei titoli di coda. Insomma: genilità o esperimento non riuscito?

L'ardua sentenza è per me negativa: indubbiamente la prima mezz'ora regala momenti decisamente suggestivi nella sua confusione di stili, dando l'impressione di stare assistendo a qualcosa di veramente originale e spiazzante. Penso alla sequenza iniziale: una domestica arriva in un grande maniero, viene accolta da una glaciale padrona di casa aguzzina perennemente insoddisfatta dei suoi servigi, finchè non le annuncia che dovrà punirla; quindi una scena a camera fissa ci mostra la padrona condurre la serva in bagno, dove intuiamo accadere qualcosa, e non si sa se ridere o se prendere sul serio l'avvenimento. Ia vicenda prosegue, scarsissima di dialoghi, e molto lentamente ci viene data qualche informazione essenziale: le due donne sono amanti legate da un perverso gioco di ruolo schiava-padrona. La dominatrix, tenutaria della villa, è una specie di entomologa (il titolo del film si riferisce ad una specie di falena, che nel film viene stranamente presa a metafora vaginale) che partecipa a conferenze sull'argomento cui partecipano solo donne (un club di lesbiche sotto mentite spoglie?), mentre della sua dominata non si sa assolutamente nulla. In un mondo in cui gli uomini non esistono, la quasi totalità del film è ambientata nella grande villa dove le due si intrattengono, si rincorrono, giocano al loro strano gioco delle parti, non senza dubbi, perplessità ed errori reciproci, che sembrano nascondere condizioni psicologiche di grande fatica. Dopo, il film inizia a deragliare irrimediabilmente in un lungo trip onirico di devastante lentezza nel quale sogno e realtà divengono indistinguibili, e tutto si perde in un montaggio antinarrativo che riassembla stesse scene ripetute da angolazioni diverse o con variazioni, lunghi pianisequenza in cui non accade nulla, ombrose scene notturne e visionarie di insetti luminosi ed altri sogni - ma non si capisce chi sia a sognare, ad avere queste visioni; è come se il film stesso si spappolasse in un delirio senza più alcun senso. Finchè ad un certo punto, semplicemente finisce, senza punti fermi, senza indizi che ci lascino intuire cosa sia successo (se qualcosa è successo), che ne sia stato e che ne sarà dei due personaggi.

Isolate, quà e là, parentesi di umorismo inglese (su tutte la scena in cui le due devono ordinare un letto nuovo, idoneo alle loro pratiche sessuali, e vengono consigliate da una rappresentante) che centrano come cavoli a merenda. O è la parte onirica del film a non centrare con esse? Difficile dirlo perchè difficile è indovinare i propositi registici, cosicchè il film risulti in definitiva incommentabile (almeno per me, sia chiaro; anzi sarei più che curioso di leggere commenti in proposito).

V Voti

Voto degli utenti: 6,3/10 in media su 3 voti.
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talcal 9/10

C Commenti

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talcal (ha votato 9 questo film) alle 23:48 del 23 ottobre 2014 ha scritto:

Film che senz'altro divide. Io l'ho trovato straordinario, forse il miglior film del 2014. Uno studio meticoloso, affascinante e a volte triste (ma con una lieve corrente di umorismo) su cosa vuol dire la vita di coppia. In un mondo senza uomini e apparentemente senza sodi, perciò senza i rapporti di potere insiti nella nostra società, due donne che si amano molto hanno i soliti problemi che abbiamo tutti: La noia, la stanchezza, l'incompatibilità dei desideri. La cinematografia è sontuosa e l'attenzione ai dettagli di ogni frame lascia senza fiato. Le due attrici sono eccezionali, soprattutto Sidse Babett Knudsen, che ha l'arduo ruolo di recitare una persona che quasi sempre è costretta a recitare. Solo i suoi occhi possono raccontare la vera storia, ma hanno un'eloquenza tale che questo contrappunto diventa il cuore del film. Strickland ha creato un film che è un'opera d'arte e che le domane che pone rimangono nella testa a lungo - difficile chiedere di più da un film. Una colonna sonora meravigliosa di Cat's eyes.

alejo90, autore, (ha votato 1 questo film) alle 19:03 del 28 ottobre 2014 ha scritto:

Grazie mille per l'interessante ed utile commento; nonostante l'opinione diametralmente opposta mi fa piacere cogliere utili spunti di riflessione dal tuo intervento.

misterlonely (ha votato 9 questo film) alle 1:22 del 12 marzo 2015 ha scritto:

a parte il fatto che stiamo parlando di un mezzo capolavoro e che il voto 1 sia dato sulla base di un sentimento e non di una critica seria e professionale sulla tecnica, sulle intenzioni, sulla struttura...ma... Peter Greenaway, David Lynch? sul serio? queste sono le influenze che tu hai colto nel film? e sei pure italiano? ma Vittorio Storaro sai almeno chi sia? e Jesùs Franco? ma per favore

alejo90, autore, (ha votato 1 questo film) alle 11:08 del 18 ottobre 2015 ha scritto:

La mia recensione mi pare argomentata a sufficienza, a contrario del tuo commento che definisce aprioristicamente il film come "capolavoro" senza addurre la benché minima giustificazione.