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7/10

The Dinner regia di Oren Moverman

Drammatico
recensione di Enrico Cehovin

Nel tempo di una cena due coppie devono discutere il destino dei loro rispettivi figli, cugini tra loro e complici di un terribile delitto.

 

Presentato in concorso alla 67a Berlinale, The Dinner è il nuovo film di Oren Moverman, tratto dall'omonimo romanzo olandese di Herman Koch già alla base de I nostri ragazzi (Ivano De Matteo, 2014).

Se Ivano De Matteo sembrava adattare per lo scherno  uno spettacolo teatrale, Moverman, qui anche sceneggiatore, si allontana il più possibile dal teatro, trappola in cui sarebbe stato facile cadere, e attua una vera e propria appropriazione del romanzo cambiandone la materia, lasciando trasparire la sua origine letteraria ma trovando una sua identità cinematografica.

Perché se dal film ci si potrebbe aspettare un approccio democratico, con i quattro commensali della cena trattati alla pari e a ognuno dei quali venga dedicato equo spazio e spessore, Moverman si distanzia il più possibile da quella soluzione rendendo Paul (Steve Coogan) protagonista e punto di vista interno della faccenda, esattamente come si allontana dalla cena, lasciando spazio all'esplorazione di luoghi e tempi differenti distanti dalla tavola e dalla sua staticità, restando fluidamente in movimento come fluidamente in movimento è la mente di Paul, fatta di continue sovrapposizioni di concetti e immagini che non riescono a trovare un ordine ben preciso.

Esattamente come Will Montgomery (Ben Foster) in The Messenger e Dave Brown (Woody Harrelson) in Rampart, Paul è un protagonista tormentato che combatte la sua personalissima guerra inserita in un contesto di conflitto più ampio. Dove Will Montgomery resisteva a fatica nel portare da eroe la notizia dei compagni soldati caduti in battaglia alle rispettive famiglie e dove Dave Brown confondeva legalità e corruzione, esercizio dell'ordine e abuso di potere nel suo ruolo di poliziotto d'assalto nella criminalità di Los Angeles, Paul fatica a capire la sua stessa identità in un mondo che sembra remargli costantemente contro. Professore di storia che ha fallito nell'insegnamento, padre che ha fallito nell'essere genitore, marito che ha fallito nell'essere un compagno, Paul cerca in tutti i modi di esercitare una qualche forma di controllo sulla sua vita fallendo miseramente anche nel solo tentare di dare un senso e un ordine a tutte le sue frustrazioni. La guerra di secessione Americana che studia accuratamente cercando di evincere un metodo per evitare che in un futuro la Storia si ripeta, si sovrappone alla sua guerra personale in cui la fazione perdente è lui stesso. La rievocazione della battaglia di Gettysburg attraverso la sovrapposizione delle immagini dei luoghi dove la battaglia si è veramente combattuta con quelle  delle statue in memoria ai caduti filmate come personaggi veri e propri in movimento, trasfigurate nei colori e accompagnate dalla voce del protagonista, rendono perfettamente l'idea della lotta interna di Paul nella sequenza più emblematica e riassuntiva della personalità travagliata del personaggio e del film stesso.

La cena, nel ristorante di lusso scelto dal fratello Stan (Richard Gere), diventa così, a detta stessa del cameriere, un bombardamento di informazioni su cosa sia il cibo servito a discapito del godimento della pietanza stessa, esattamente come la vita di Paul bombardata da informazioni non può essere assaporata. Perchè la cena per Moverman è prima di tutto, prima di un affresco sull'America, prima della storia di una famiglia, prima di una guerra fratricida, un pretesto per raccontare la fragilità e lo spaesamento dell'uomo di fronte alla vita.

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