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6/10

Se permetti non parlarmi di bambini regia di Ariel Winograd

Commedia
recensione di Claudia Mastro

Gabriel e Vicky, ex compagni di liceo, si rincontrano dopo anni e si innamorano, ma c'è un ma: Vicky non solo non vuole avere bambini, ma neanche sopporta quelli degli altri, mentre Gabriel ha una figlia di 9 anni, che per'altro adora.

Il film è stato distribuito-con gran successo- in argentina dalla Disney, e se ne capisce il motivo: a parte qualche scena iniziale con dialogo boccaccesco (soprattutto riferito al bisogno di Gabriel-diego peretti- di copulare dopo molti anni di astinenza post divorzio)  é un muffin candito, soprattutto nel finale con tanto di concerto rock tra figlia e papà tra il visibilio hanna-montanesco di tutti. Il personaggio di Vicky non offre molte attrattive a parte la bellezza: è già dubbio che un uomo si accosti ad una donna monotematicamente contro i bambini (gira persino con un libro su come essi siano la gabbia degli adulti ed ha una spilla con scritto SIN HIJOS, anche il titolo originale del film) figuriamoci poi uno con cotanta devozione figliare: la sua casa é praticamente un taj mahal della figlia, e la cosa appare anche avere un senso (è stato malamente mollato dalla moglie per il maestro di tae kwen do della figlia), mentre sono molto più nebbiose le ragioni di Vicky (non ama i bambini in quanto non vuole avere figli) nel terzo atto la matassa si imbroglia e si sbroglia a più punti, ma è evidente che essendo l'idea centrale abbastanza forte (come mimetizzare una figlia da parte di un padre?) non è questo il problema, come non lo sono gli strambi accorgimenti immaturi di tutti i protagonisti (ampiamente sopra i 40) ma il modo in cui la regia non sfrutta appieno, anzi spesso rema contro, l'agile script, sicuramente più incentrato su una manovra farsesca che una credibile-neorealista. Vedere ad esempio l'episodio del vetro rotto della macchina, sulla carta irresistibile, ma in pellicola a malapena da sorriso. Il finale non sembra far danno a nessuna delle personalità: nessuno è stato snaturato (anche se rimane il dubbio che la storia dei bambini e Vicky non sia mai stata vera, o che spesso se lo scordino), ma neanche é migliorato. Insomma, il viaggio non si è compiuto. Peccato perchè l'idea di fondo ed alcune annotazioni meritavano, ma il regista ha voluto mantenersi su un binario quasi sociale (come se "il movimento di chi non sopporti i bambini" sia qualcosa di avesse  bisogno di un suo film-bandiera) invece che sulla più che buona commedia che si avviava ad essere.

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