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8/10

Revenant regia di Alejandro Gonzalez Inarritu

Avventura
recensione di Gloria Paparella

Tratto da una storia vera, Revenant racconta l'epica avventura di un uomo che cerca di sopravvivere grazie alla straordinaria forza del proprio spirito. In una spedizione nelle vergini terre americane, l'esploratore Hugh Glass (Leonardo Di Caprio) viene brutalmente attaccato da un orso e dato per morto dai membri del suo stesso gruppo di cacciatori. Nella sua lotta per la sopravvivenza, Glass sopporta inimmaginabili sofferenze, tra cui anche il tradimento del suo compagno John Fitzgerald (Tom Hardy).

È sicuramente uno dei film più attesi del 2016, ispirato ad una storia vera che racconta l’epica avventura di un uomo che cerca di sopravvivere grazie alla straordinaria forza del proprio spirito. Si tratta di Revenant, il nuovo lavoro del regista messicano Alejandro González Iñárritu.

L’incredibile protagonista della pellicola è Hugh Glass, ovvero Leonardo DiCaprio, un cacciatore di pelli nell’America di inizio Ottocento che, dopo essere rimasto gravemente ferito nella lotta contro un grizzly, viene creduto morto dai suoi compagni di spedizione. In realtà riuscirà a “risorgere” e a tornare per vendicarsi del collega, interpretato dall’inglese Tom Hardy, che più di tutti l’aveva lasciato al suo destino nei boschi innevati del North Dakota, tra cascate e pellirosse. Girato in gran parte in Canada, durante nove mesi di enorme fatica e in difficili condizioni per le temperature bassissime, il film rivela una brutalità e una violenza estreme, ma necessarie alla narrazione di una storia che parla di sopravvivenza, redenzione e riscatto. E come nel pluripremiato Birdman, anche Revenant mostra la raffinata ricerca della cura estetica da parte del regista, che ha preteso di girare quasi l’intera pellicola in determinate ore del giorno, dove la luce particolare permetteva di raggiungere un risultato visivo specifico. Grazie anche alla maestria del direttore della fotografia Emmanuel Lubezki, il risultato visivo è eccezionale a livello di illuminazione degli scenari naturali. Questo grazie anche agli interessanti movimenti di camera, dei piano sequenza praticamente ininterrotti che ruotano intorno agli sguardi dei protagonisti. Impossibile non attribuire la grandezza di quest’opera anche alla magnifica interpretazione di Leonardo DiCaprio, fatta di tantissima fisicità e di poche parole, e non di meno a quella del “villain” Tom Hardy, potente nel delineare l’ambiguità dell’animo umano.

 

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Voto degli utenti: 7,1/10 in media su 10 voti.

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forever007 (ha votato 6 questo film) alle 16:46 del 17 gennaio 2016 ha scritto:

Recensione molto superficiale per un film tecnicamente molto bello, ma con pochi contenuti, nessuna particolare riflessione e soprattutto poca originalità. Nel senso che un film sugli indigeni, quello si MAGISTRALE, era Apocalipto; un film in cui venivano inquadrati così tanti alberi l'ha fatto Malik. Non capisco perchè Inarritu abbia fatto questo film, cioè non è molto diverso da qualcosa che abbiamo già visto, non innova la Cinematografia moderna e non da molte emozioni fatta eccezione per la scena dell'orso. Neanche lo scontro finale che potenzialmente poteva essere l'apice di tutto il film sembra così credibile o emozionante. Leonardo non ha dato il meglio di se, anche nello strisciare non era credibile. Non un film che merita un Oscar (prescindendo dalla visione degli altri film).

davideblu (ha votato 7 questo film) alle 0:38 del 5 febbraio 2016 ha scritto:

Una meravigliosa fotografia a colori: scenografia e regia originali e sublimi, ma pecca di profondità e di leggero egocentrismo visivo. Eccellente Di Caprio, tuttavia l'ho trovato più irresistibile in altre interpretazioni.

fabfabfab alle 17:46 del 15 febbraio 2016 ha scritto:

Boh, a me ha detto molto poco. Bella fotografia, belle "scene", alcune molto forti. Il problema è che racconta una storia già raccontata cento volte. In più Di Caprio nei panni del duro secondo me non funziona.

swansong (ha votato 6 questo film) alle 11:10 del 29 febbraio 2016 ha scritto:

Film molto sopravvalutato secondo me. Come pure Birdman il precedente di Inarritu. Due lavori diversissimi tra loro, ma tecnicamente ineccepibili. Tuttavia, ad entrambi manca l'anima, la storia. Sono d'accordo coi commenti qui sopra. Mi sono sembrati virtuosistici esercizi di stile con poco o pochissimo contenuto. Attori sempre ottimamente diretti. Questo va detto. Come pure va detto, all'indomani della "Notte degli Oscar", che questa, forse, è stata la statuetta meno meritata da Di Caprio. L'ho preferito di gran lunga in altre occasioni nelle quali era stato nominato. Mi manca l'Inarritu dei primi film...