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8/10

Remember regia di Atom Egoyan

Drammatico
recensione di Gabriella Massimi

Zev è un anziano ebreo affetto da demenza senile che vive in un ospizio insieme al suo amico Max. Un giorno Max convince Zev a partire alla ricerca del nazista responsabile dell'uccisione della sua famiglia ad Auschwitz; l'uomo vive in America sotto il falso nome di Rudy Kurlander, ma esistono altri tre uomini con lo stesso nome. Zev si imbarca quindi in un viaggio alla ricerca del vero Rudy Kurlander per vendicarsi.

Atom Egoyan ritorna dietro la macchina da presa; dopo 15 lungometraggi che gli hanno fatto conquistare molti premi, il regista armeno si prende la responsabilità di trattare un tema difficile, un tema che già in molto prima di lui hanno analizzato e divulgato coi propri mezzi: lo sterminio degli Ebrei a opera della Germania Nazista.

“Ci risiamo, ecco il trentordicesimo film sull’olocausto…” qualcuno di voi lettori potrebbe lamentare. Certo avrebbe ragione. Credo che siano stati fatti più film sul nazismo e la shoah di quanti ne siano stati fatti sulla Guerra del Vietnam, sulle Guerre di Indipendenza Americana, sullo sterminio degli Indiani d’America, sul lancio dell’uomo nello spazio; tutto ciò senza nulla togliere alla gravità e all’importanza che eventi di tale genere hanno rivestito nella storia del nostro pianeta.

Bhe ricredetevi voi lettori sfiduciati che non avete più voglia di andare a vedere la tragedia del piccolo bimbo ebreo strappato dalle braccia della madre urlante trascinata dai cattivi soldati nazisti verso i forni crematori.

Questa volta è diverso. Questa volta si riesce addirittura a sorridere, pur continuando a sentire attorno a sé un alone di tragedia, disperazione e ingiustizie.

Ci pensa Christofer Plummer a farci sorridere e a mostrarci l’olocausto da un lato diverso.

L’attore premio Oscar infatti, all’alba dei suoi 86 anni, è ancora perfettamente in grado di sostenere un intero lungometraggio che lo vede non solo protagonista ma anche perennemente presente in scena e capace di mantenere alto il livello di attenzione dello spettatore.

Durante i 95 minuti di proiezione si sorride, ci si rattrista, si prova ansia e quasi paura.

Un thriller. In molti definiscono in tal modo la pellicola di Egoyan, ma non sono d’accordo. Non è effettivamente un thriller al 100%. Certo l’obiettivo di Zev è trovare la guardia tedesca fuggita in America che ai tempi della Seconda Guerra Mondiale sterminò la sua intera famiglia, ma una trama del genere non categorizza necessariamente un film come un thriller.

In primis, mi azzardo a dire, ho trovato il film ilare. In alcune occasioni sembra di stare davanti a un 007 di altri tempi. Il nostro vecchissimo James Bond ha la sua missione da compiere e a guidarlo da lontano abbiamo una M al maschile e un tantino più invecchiata rispetto alla Judi Dench che dal quartier generale dell’MI6 guida Pierce Brosnan: sto parlando infatti di Max, l’amico di Zev, interpetato da un bravissimo Martin Landau, che impossibilitato fisicamente a compiere la missione con il suo socio, in quanto costretto su una sedia a rotelle, si preoccupa di avere resoconti ben dettagliati da Zev e di condurlo al meglio nel corso del suo viaggio verso la vendetta.

Ovviamente non posso far finta che la parte tragica e drammatica non ci sia, che la parte olocaustiana sia stata mascherata; ma non è il filo rosso del film, piuttosto un contorno, un cornice sottile e opaca che non appesantisce lo spettatore; almeno fino a un minuto dalla fine…

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tramblogy alle 23:17 del 7 febbraio 2016 ha scritto:

filmone...e povero hank!!!anche qui....