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3/10

Qualcosa di Nuovo regia di Cristina Comencini

Commedia romantica
recensione di Claudia Mastro

Le due amiche per la pelle 40 enni Lucia e Maria ritrovano linfa vitale grazie al coinvolgimento erotico mentale con il giovane Luca, conosciuto da Maria in discoteca ma poi frequentato anche da Lucia, ognuna all'oscuro dell'altra. Luca insegna alle due donne qualcosina in più sul mondo e su se stesse, mentre riflette sulla crisi con la sua fidanzata, fissata con il lavoro e il futuro.

 

 

Verbosissima commedia con doppi e tripli equivoci, tutti raramente credibili a meno che non si sia dato un fortissimo colpo al capo, basata su una sceneggiatura che lancia continue tesi sui rapporti uomo donna, a volte spiegate sottoforma di domande (Pensi che la violenza sia vera forza? Perchè non ne vuoi parlare?) e a volte proprio tramite bignami per capre (Le donne passano metà vita a progettare e metà a distruggere + per avere una donna devi sia ascoltare che avere polso, con tanto di “io Tarzan tu Jane!”-cit. Lett-finale )

Fa parte di quei film in cui la donna 40 enne inacidita, madre e sulla via della clausura è il sogno erotico massimo di uomini di 20 anni di meno (Il laureato, Attimo per Attimo, Le piace brahms...) che sfidano la loro ritorsia e rinunciano a pari età volonterosissime pur di conquistarle, profondi come Flaubert e innamorati come l'orso yoghi. La Comencini ha portato la stecca ancora più avanti: qua il contendente è addirittura un maturando, che oltre ad elargire i suoi favori indica anche la retta via nell'amore, nella vita, nelle relazioni con la pazienza e la devozione di un monaco. E a tutte e due!

La Ramazzotti e la Cortellesi in piena guerra di birignao ogni tanto dimenticata in onore di una qualche briglia sciolta venuta bene (il litigio finale tre le due)  sembrano attraversare il film alla continua ricerca dell'autoconvincimento e del vero, soprattutto la Ramazzotti, i cui due figli si palesano essenzialmente attraverso pupazzi lasciati in giro ma che sono conveniemente dal padre per tutta l'ora e mezzo del film e le paio di settimane della storia.

Una piccola nota: in italiano,  l'espressione “ho perso un bambino” si riferisce alla perdita durante la gestazione, non alla morte in fasce. Regia capace.

 

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