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R Recensione

6/10

Primo Amore regia di Matteo Garrone

Grottesco
recensione di Pasquale D'Aiello

 

Vittorio, piccolo imprenditore del vicentino nell'ambito della produzione orafa, incontra Sonia attraverso un annuncio per cuori solitari. I due incominciano a conoscersi e a frequentarsi con alcuni dubbi sulla possibilità di riuscita del loro rapporto.

Vittorio in realtà è in analisi perché è ossessionato da giovani magre, anzi magrissime, fino all'eccesso. La storia continua anche perché Sonia accetta di diminuire il suo peso ma lo fa come un atto di amore, ignorando la psicopatia di Vittorio.

All'inizio quella di Sonia sembra una sua scelta arbitraria, ma a lungo andare la sua scelta si trasforma in un incubo anche perché i due scelgono di vivere insieme. Vittorio cade spesso negli eccessi, diventa sospettoso verso Sonia immaginando che lei mangi di nascosto, evita che possa nutrirsi di carboidrati e di grassi e le consente solo verdure e insalate.

mostra spoiler

Sonia comincia a non piacersi più. Diventa magrissima, ma soprattutto la sua prigionia diventa sempre più dura e incomincia ad essere letale per la sua salute. L'attività di Vittorio, per contro, va malissimo, una pessima scelta lo porta prima a perdere i suoi maggiori collaboratori, poi a chiudere il suo laboratorio.

Una sera Sonia ha una crisi in un ristorante dando sfogo al suo desiderio di cibo. Al ritorno a casa Vittorio esplode in una scenata che porta Sonia a commettere un gesto estremo.

 

Anche questo film di Garrone sfida il principio di causalità. Le cose accadono e, per quanto improbili possano essere, non è dato sapere il perchè accadano, quali siano le dinamiche sottese dagli eventi. Così come è stato per il precedente L'imbalsamatore. Molte sono le contiguità con il precedente lavoro. Anche qui viene osservata la relazione psicotica che viene a instaurarsi tra il dato prevalente del proprio reale, il lavoro, e i propri desideri, sessuali.

Se ne L'imbalsamatore la dialettica era tra vita e morte, bellezza e deformità, qui la dialettica è istaurata tra valore intrinseco e valore esterno. Qual è il valore dell'oro? Davvero risiede esclusivamente nel suo elevato peso specifico? E come spiegare la linearità del valore, per cui a maggior peso corrisponde maggior valore, secondo una legge certa e prevedibile. Ma questo non ne svilisce un valore interno, percepibile solo da chi, lavorandolo, traendone sostentamento, ne coglie il suo valore intimo e ultimo? Qui il protagonista è un orafo, ossessionato dai corpi femminili anoressici. Solo nella privazione di materia ritrova valore. Psicoticamente ritrova assolutamente disgiunta la mente dal corpo e solo la smaterializzazione del corpo gli permette di amare.

Garrone sceglie attori perlopiù sconosciuti e li lascia recitare in dialetto. Questo fa parte di un suo percorso di ricerca di verità e semplicità, così come la scelta di basare la sceneggiatura su episodi realmente accaduti o la presa diretta dell'audio. Non sempre questo percorso è armonico: un certo realismo si scontra con la ricerca di atmosfere e ambientazioni, la vicenda reale non risulta credibile di per sè e la presa diretta non è tecnicamente curata. Anche questa volta Garrone conferma un grande intuito che lo porta a creare suggestioni che non riesce pienamente a gestire nel film che appare in equilibrio incerto.

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Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 3 voti.

C Commenti

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bargeld (ha votato 8 questo film) alle 21:06 del 23 maggio 2011 ha scritto:

Io l'ho adorato. Minimale, disturbante, poetico.

dalvans (ha votato 5 questo film) alle 12:11 del 21 ottobre 2011 ha scritto:

Mediocre

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