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8/10

Paterson regia di Jim Jarmusch

Drammatico
recensione di Lorenzo Ceotto

L’ultima brillante opera di Jim Jarmusch racconta 7 giorni della vita del giovane Paterson e della sua consorte Laura, insieme conducono una vita semplice: lui guida gli autobus per la compagnia di trasporti pubblici della città, adora la poesia e in ogni momento di pausa si rinchiude per comporre versi nel suo personale taccuino; lei è una casalinga affaccendata fra fornelli, squisiti cupcakes e velleità artistiche. Lui è più disilluso, lei più sognatrice; tra di loro un piccolo bulldog tanto simpatico quanto dispettoso, più che mai parte integrante della famiglia.

Paterson è il titolo del film, Paterson è il nome della piccola città del New Jersey in cui si svolge tutta la storia e Paterson è il nome del protagonista interpretato da Adam Driver: un film sulla semplicità della quotidianità, sullo straordinario dell’ordinario che rappresenta con equilibrio e lirismo l’amore di due fidanzati.

Jim Jarmusch lascia le atmosfere dark del precedente “Only lovers left alive” per portarci a quelle luminose della cittadina di Paterson. Il ritmo dell’opera viene scandito dalla routine, dagli episodi e dagli incontri che Paterson fa nell’arco delle sue giornate: la sveglia silenziosa del suo orologio che la mattina lo desta senza disturbare, il percorso, sempre lo stesso, che compie ogni giorno attraversando la città con il suo autobus, la passeggiatina con il cane e la solita birra serale al bar. Non succede nulla di drammatico, non ci sono eroi e non c’è nessuno da salvare; uno degli elementi cardine è il tempo, la sua ciclicità con il reiterarsi delle cose che riempiono la trama di un film misurato, lineare, scorrevole che si nutre di dettagli. Piccoli grandi elementi che si amplificano con la poesia, con le parole dette o scritte, con quei versi fugaci ed interrotti, scritti la mattina prima di muovere il bus o nella pausa pranzo ispirati dal paesaggio dinanzi alla panchina dove ogni giorno troviamo ristoro. Versi che rendono evidenza e peso specifico all’interno del cosmo stesso del protagonista. Perché l’opera di Jarmusch è anche e soprattutto un tributo alla poesia, a quella profondità che possiamo evocare tutti noi amando le cose semplici della vita.

In Paterson ci troviamo a condividere uno sguardo intimo sulla quotidianità del protagonista, a tu per tu con i suoi versi, i suoi sogni e le speranza che rimangono e si rianimano ogni giorno in lui e nella sua ragazza (meritano una particolare menzione i due interpreti Adam Driver e Golshifteh Farahani). Le immagini che ripropone Jarmusch si allineano perfettamente alle parole e alla poetica che viene esplicitata e incisa nel quadro cinematografico, in una sceneggiatura perfetta dove tutto si regge su un file rouge delicato e capace di raccontare con una semplicità non convenzionale il reale.

Un elogio alla semplicità e alla felicità, alla luce che possiamo trovare nelle piccole cose (non a caso c’è sempre il sole nella cittadina di Paterson) che divengono grandi certezze nel reiterarsi del quotidiano. Un film intimo che è anche inno alla poesia, al pensiero creativo e all’atto di vivere e trascrivere le proprie emozioni.

P.S. Le poesie del film sono di Ron Padgett.

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Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 4 voti.
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alexmn 7/10

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w.didonato (ha votato 8 questo film) alle 10:58 del 23 febbraio 2017 ha scritto:

Film decisamente lento e ripetitivo, quasi privo di colonna sonora. Ciò nonostante mi è piaciuto ed è sicuramente un film interessante. La poesia è la protagonista. Jarmusch mi è sempre piaciuto e a Paterson preferisco altri precedenti, Ghostdog e Broken flowers in cima a tutti.