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6/10

Nove lune e mezza regia di Michela Andreozzi

Commedia
recensione di Valeria Verbaro

Livia e Tina, sorelle, sono due donne diametralmente opposte, per carattere e stile di vita, ma profondamente unite. Quando Tina, dopo innumerevoli tentativi di rimanere incinta, inizia ad arrendersi e a deprimersi, Livia decide, per amore nei suoi confronti, di farle da madre surrogata, nonostante il suo fermo rifiuto della maternità. Nei successivi nove mesi, il segreto che le donne condividono solo con il ginecologo e con i rispettivi compagni darà quindi vita a varie situazioni tragicomiche.

È una storia d'Amore, in fondo, quella raccontata da Nove lune e mezza, amore inteso come sacrificio del Sé per il bene di un Altro. È, in senso lato, una "commedia romantica - così come descritta dalla regista e interprete Michela Andreozzi - in cui la Luna veglia sulla vita di due donne che si proteggono a vicenda". In questa storia di donne, per le donne, infatti la Luna si staglia come terza protagonista - accanto alle sorelle Livia (Claudia Gerini) e Tina (Michela Andreozzi stessa) - come simbolo ancestrale della femminilità e della gestazione e come primo riferimento identitario, il nome proprio, della bambina da cui nasce l'intero intreccio.

In un contesto a monte inverosimile, in cui è persino il ginecologo (Stefano Fresi), incurante delle leggi, a consigliare la gravidanza surrogata per puro spirito di altruismo, è chiaro che la chiave di lettura del film può essere solamente quella del ribaltamento umoristico. Benché non manchino, in effetti, momenti di tensione e di intensità emotiva, frutto soprattutto della bella prova attoriale della Gerini, gran parte dell'impostazione narrativa si basa sull'esagerazione quasi farsesca dei dialoghi e delle situazioni. Il sorriso e la risata diventano, per la regista e co-sceneggiatrice, lo strumento attraverso cui poter riflettere sull'immagine e sul ruolo della donna italiana contemporanea, analizzandone i desideri, le paure, le relazioni e gli stili di vita. L'essere Donna si rivela progressivamente il tema portante dell'intera opera, quello intorno a cui ruotano i divertenti ma ridotti ruoli maschili di Fresi, Pasotti e Petrolo e soprattutto quello in cui si inseriscono tutti i personaggi femminili secondari, costruendo così un interessante ritratto collettivo.

Un esordio alla regia convincente, dunque, quello di Michela Andreozzi; un film semplice, capace di arrivare immediatamente al pubblico ma comunque impreziosito da uno sguardo particolare sulle piccole cose e ravvisabile nelle numerose inquadrature in grado di portare delicatamente l'attenzione sui corpi, sui movimenti e sugli spazi abitati dai protagonisti.

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