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7/10

Nodo alla Gola regia di Alfred Hitchcock

Giallo
recensione di Carlo Danieli

New York, anni 40. In un elegante appartamento due raffinati studenti appartenenti all’alta società, Brandon e Phillip, legati da un ambiguo rapporto forse omosessuale,  uccidono per strangolamento il loro amico David e ne nascondono il corpo in una antica cassapanca del salotto. Sopra di essa vi apparecchiano piatti e bevande e invitano per una singolare festa alcuni amici e conoscenti, fra i quali il genitori della vittima, David, e un loro vecchio professore, Rupert Cadell. Sarà proprio costui, grazie alla sua intelligenza e perspicacia, a smascherare i due assassini.

Girato unicamente, ad esclusione della panoramica iniziale, all’interno di una stanza ovvero il salotto dell’appartamento, Nodo alla Gola rimane famoso soprattutto per la scelta di Hitchcock di utilizzare un’unica sequenza senza tagli o stacchi di montaggio, per dare continuità all’azione, e riprodurre così l’effetto teatrale della pièce originaria da cui il film è tratto. Tenendo conto che una bobina durava dieci minuti, Hitchcock, per non effettuare cambi di sequenza e tagli, fu costretto ad inventarsi un’interessante escamotage: l’inquadratura in primissimo delle giacche scure dei personaggi, in modo che l’effetto oscurità potesse consentire il cambio della bobina. Al di là di queste sperimentazioni, Nodo alla gola, rimane un’opera importante della filmografia hitchcockiana. Qui, più che in altri film, il regista inglese infarcisce la trama di tematiche filosofiche, quali la distinzione tra bene e male, la giustificazione dell’omicidio, la teoria nietzschiana del superuomo, fino a citare Hitler e il nazismo. Insomma attraverso le parole dei protagonisti Hitchcock coinvolge lo spettatore in interessanti disquisizioni su temi etici fondamentali, senza farsi mancare momenti di humour nero e pura provocazione. Il film è costruito sui tre personaggi principali: Brandon e Philipp, gli amanti omicidi, e il professor Cadell, loro mentore del liceo e loro fonte di ispirazione grazie alle sue teorie più estreme.  Brandon appare sicuro di sé, convinto della sua finezza intellettuale della sua malvagità, delle quali si compiace. Egli decide di uccidere per il gusto di farlo, e perché, da ricco snob qual è, si arroga il diritto di decidere chi merita di esistere e chi no, convinto che l’omicidio è consentito solo a pochi eletti che sono in grado di compierlo. È lui l’ideatore della macabra festa sopra il cadavere dell’amico, è lui che si diverte a provocare e a mettere alla prova i suoi ospiti. Ma si spinge più in là del dovuto, fino a cadere vittima dei suoi stessi artifici. L’amico Phillip, che Hitchcock lascia intuire possa essere anche il suo amante, è certamente più pavido e più preoccupato di farsi scoprire. Appare nel film quasi succube dell’amico-amante Brendon, tende a farsi più scrupoli, forse perché è moralmente più rigoroso e intergo del compagno. Sarà lui il primo a destare sospetti e il primo  a cedere. Infine il terzo lato del triangolo di protagonisti è rappresentato dal professor Cadell, fine conoscitore dell’animo umano, nonché artefice di teorie al limite delle stremo e socialmente pericolose (“ l’omicidio è un arte”, sostiene, “e il privilegio di compierne uno, dovrebbe essere riservato a quei pochi individui che sono veramente superiori“) .  Anche Lui, come l’ex allievo Brendon, ama provocare sia per il gusto di farlo, sia per mettere alla prova il proprio interlocutore. Appena ha dei sospetti sulla situazione che gli risulta poco chiara,  capendo la complicità dei due amanti si rivolge all’anello debole della coppia: Phillip. Lo chiama a sé in disparte e lo  tempesta di domande, fino a d ottenere più di qualche indizio. Scoperto il terribile segreto dei due, Cadell si rende conto che è anche lui artefice involontario dell’omicidio, a causa delle sue teorie, che egli giudica solamente provocatorie, ma che si rivelano antisociali e perniciose. Cerca di discolparsi alla luce dei due assassini, e per farlo li assicura alla giustizia, ma ciò non cancella le sue pesanti responsabilità, quale teorico e pensatore indiretto del misfatto. Attorno a questi tre ruoli basilari ruotano tutti gli altri personaggi che riempiono la scena, ma che non sono messi là a caso. C’è chi rappresenta l’uomo medio della società americana, ricco e attaccato alle tradizioni, chi raffigura l’arrivista e scalatrice sociale, chi la vecchia arricchita e insopportabilmente logorroica, chi la semplice serva ingenua e obbediente. Tutti a comporre un quadro quasi perfetto della società contemporanea. Lo svolgersi della vicenda in tempo reale e l’assenza di musiche contribuiscono a dare al film un senso di suspense reale e palpabile, arricchito dall’abilità di   di condurre lo spettatore dalla parte dei due assassini: quasi si teme per loro e ci si preoccupa che il delitto non venga scoperto, lasciandoli impuniti. Gli attori si muovono alla perfezione sulla scena, dando vita performance di ottimo livello, specialmente John Dall (Brendon), Farley Granger (Phillip) diretto da Hitchcock anche in Strangers on a Train (Delitto per delitto - l’altro uomo) e James Stewart (Cadell) al primo film col maestro inglese. *La versione italiana ed il relativo doppiaggio stravolgono il senso dell'omicidio: nella versione originale i due assassini commettono il delitto per il puro piacere estetico di compierlo, mentre nella versione italiana, fin dai primi minuti, il dialogo stravolge questo presupposto, lasciando invece intuire che l'omicidio sia avvenuto senza intenzionalità, ma solo per una fatalità indotta dal cattivo comportamento della vittima verso i suoi assassini. Ciò contrasta comunque con il comportamento di Brandon e Phillip fin dal dettaglio dei guanti che entrambi indossano nel momento in cui David viene strangolato, circostanza che suggerisce la premeditazione (*fonte wikipedia)

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Voto degli utenti: 9,4/10 in media su 5 voti.
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Slask 9/10

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tramblogy (ha votato 10 questo film) alle 18:39 del 26 maggio 2015 ha scritto:

un film perfetto, del 1948, di Lui. (era meglio non leggere....)