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R Recensione

6/10

Noah regia di Darren Aronofsky

Fantasy
recensione di Francesco Ruzzier

Il biblico Noè ha delle visioni di un diluvio apocalittico, e prende misure per proteggere la sua famiglia dal diluvio che sta per arrivare

Nei precedenti film di Darren Aronofsky - Requiem For a Dream a parte - la morte ha sempre rappresentato l'unico mezzo con cui i protagonisti potevano raggiungere i propri obiettivi: che si trattasse di vita eterna, di porre fine alle proprie ossessioni o di raggiungere la performance perfetta la fine dell’esistenza terrena si è dimostrata essere ogni volta il punto di arrivo delle storie raccontate dal regista newyorkese. In Noah, invece, la morte è il punto di partenza: il personaggio interpretato da Russell Crowe viene incaricato dal “Creatore”, attraverso delle spettacolari visioni (sicuramente la parte più riuscita dell’opera), di costruire un’arca per poter salvare dall’imminente diluvio universale quante più specie animali possibili, liberando la Terra dalla razza umana, troppo irrispettosa e dannosa nei confronti delle altre creature, contribuendo a ristabilire la pace che caratterizzava, in origine, il giardino dell’Eden. La morte dell’umanità si presenta da subito come unica ed inequivocabile soluzione per la sopravvivenza della vita di tutte le creature viventi. L’acqua è il mezzo prescelto dal Creatore per purificare il pianeta dai peccati dell’uomo e Noè è colui su cui grava la responsabilità di una possibilità di futuro.

Anche in questo caso, com'era già accaduto con le precedenti opere, Aronofsky ha modellato il proprio stile cercando di farlo aderire al meglio alla storia da raccontare, riuscendo a confezionare un'opera dallo sviluppo non convenzionale. Dopo aver danzato assieme a Natalie Portman ne Il cigno nero e seguito passo passo la decadenza del corpo di Mickey Rourke in The Wrestler, Aronofsky costruisce il suo kolossal biblico con un utilizzo massiccio di primi piani, quasi a voler comunicare che, prima di ogni cosa, quella narrata è una storia di uomini e delle loro scelte. Nel film vengono costantemente contrapposti i volti dei protagonisti, ognuno dei quali rappresenta un'ideologia, generando così un continuo scontro di idee, scelte e decisioni che non sono praticamente mai influenzate dall'intervento divino, ma che sono invece frutto della mente umana. Sono proprio le incertezze e i dubbi "umani" di Noè a conferire al film un andamento imprevedibile, riuscendo a spiazzare lo spettatore che ad un certo punto si ritrova a non avere più personaggi a cui fare riferimento per affidarsi emotivamente.

Nonostante l'opera contenga più di qualche elemento interessante e che gran parte dei “momenti celebri” della storia di Noè siano stati riformulati in maniera tutto sommato convincente, il Noah di Aronofsky non riesce a convincere pienamente, deludendo soprattutto per l'inefficacia delle sequenze "spettacolari", che risultano totalmente ordinarie, e per un coinvolgimento emotivo che funziona ad intermittenza.

V Voti

Voto degli utenti: 5,5/10 in media su 6 voti.
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alexmn 4/10

C Commenti

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Marco_Biasio (ha votato 5 questo film) alle 19:58 del 25 aprile 2014 ha scritto:

Un Aronofsky veramente ordinario - e stiamo parlando di un regista che tutto dovrebbe essere, fuorché ordinario. I lampi di classe nei flash delle visioni apocalittiche di Noè, nel clamore demoniaco dell'accampamento nemico che squarta vive le bestie e nella prospettiva del rivolo d'acqua (assolutamente tetsuiana) sono davvero troppo poco. Pessimi i guardiani di pietra.

alexmn (ha votato 4 questo film) alle 22:33 del 25 aprile 2014 ha scritto:

son d'accordo, davvero pochi i momenti alla aronofsky che lasciano intravedere un potenziale interessante. per la maggior parte invece l'ho trovato un film sottotono e senza una tesi/idea forte portata avanti. molte scelte di cast davvero fuori parte e in continuo affanno rispetto ai toni del film, emma watson su tutte.

misterlonely (ha votato 8 questo film) alle 2:30 del 26 aprile 2014 ha scritto:

per me filmone oltre le aspettative, sorprendente il personaggio di Noè, bello il connubio tra grande blockbuster e temi forti come il dilemma che rischia di portare all'omicidio nel finale.