Noah regia di Darren Aronofsky
FantasyIl biblico Noè ha delle visioni di un diluvio apocalittico, e prende misure per proteggere la sua famiglia dal diluvio che sta per arrivare
Nei precedenti film di Darren Aronofsky - Requiem For a Dream a parte - la morte ha sempre rappresentato l'unico mezzo con cui i protagonisti potevano raggiungere i propri obiettivi: che si trattasse di vita eterna, di porre fine alle proprie ossessioni o di raggiungere la performance perfetta la fine dell’esistenza terrena si è dimostrata essere ogni volta il punto di arrivo delle storie raccontate dal regista newyorkese. In Noah, invece, la morte è il punto di partenza: il personaggio interpretato da Russell Crowe viene incaricato dal “Creatore”, attraverso delle spettacolari visioni (sicuramente la parte più riuscita dell’opera), di costruire un’arca per poter salvare dall’imminente diluvio universale quante più specie animali possibili, liberando la Terra dalla razza umana, troppo irrispettosa e dannosa nei confronti delle altre creature, contribuendo a ristabilire la pace che caratterizzava, in origine, il giardino dell’Eden. La morte dell’umanità si presenta da subito come unica ed inequivocabile soluzione per la sopravvivenza della vita di tutte le creature viventi. L’acqua è il mezzo prescelto dal Creatore per purificare il pianeta dai peccati dell’uomo e Noè è colui su cui grava la responsabilità di una possibilità di futuro.
Anche in questo caso, com'era già accaduto con le precedenti opere, Aronofsky ha modellato il proprio stile cercando di farlo aderire al meglio alla storia da raccontare, riuscendo a confezionare un'opera dallo sviluppo non convenzionale. Dopo aver danzato assieme a Natalie Portman ne Il cigno nero e seguito passo passo la decadenza del corpo di Mickey Rourke in The Wrestler, Aronofsky costruisce il suo kolossal biblico con un utilizzo massiccio di primi piani, quasi a voler comunicare che, prima di ogni cosa, quella narrata è una storia di uomini e delle loro scelte. Nel film vengono costantemente contrapposti i volti dei protagonisti, ognuno dei quali rappresenta un'ideologia, generando così un continuo scontro di idee, scelte e decisioni che non sono praticamente mai influenzate dall'intervento divino, ma che sono invece frutto della mente umana. Sono proprio le incertezze e i dubbi "umani" di Noè a conferire al film un andamento imprevedibile, riuscendo a spiazzare lo spettatore che ad un certo punto si ritrova a non avere più personaggi a cui fare riferimento per affidarsi emotivamente.
Nonostante l'opera contenga più di qualche elemento interessante e che gran parte dei “momenti celebri” della storia di Noè siano stati riformulati in maniera tutto sommato convincente, il Noah di Aronofsky non riesce a convincere pienamente, deludendo soprattutto per l'inefficacia delle sequenze "spettacolari", che risultano totalmente ordinarie, e per un coinvolgimento emotivo che funziona ad intermittenza.
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