Niente da nascondere regia di Michael Haneke
DrammaticoGeorges e Anne sono una tranquilla coppia benestante che vive una non ben precisata città francese. Un giorno si vedono recapitare una videocassetta in cui si vede registrata un’immagine fissa: è la loro casa ripresa dalla strada. Nei giorni seguenti le cassette anonime fanno sempre più numerose e i contenuti diventano sempre più personali: in particolare sembrano focalizzarsi su Georges e sul suo passato. E assieme ad esse appaiono anche misteriosi disegni, che sembrano premonire qualcosa di tragico.
Michael Haneke firma questo inconsueto film, sospeso tra il thriller e il drammatico, in cui più che la vicenda in sé, che peraltro rimane beffardamente irrisolta, contano i personaggi, con i loro bagagli di sentimenti, emozioni, paure e menzogne. Assistiamo col passare dei minuti a un lento e impercettibile disfacimento di quella che prima sembrava una coppia unita, Georges ed Anne. Anche il loro figlio Pierrot ne risente, sentendosi abbandonato a sé stesso, tanto da rifiutare qualsiasi dialogo con i genitori. Inoltre sono soli, gli amici che hanno non sembrano essere in grado di aiutarli così come la polizia. La loro è una battaglia contro un nemico invisibile e onnipresente, un uomo misterioso che nemmeno lo spettatore vede, che li riprende con una telecamera e li minaccia con dei disegni agghiaccianti. L’inizio del film ricorda molto l’incipit di Strade perdute del maestro Lynch, e con esso condivide il mistero di fondo che predomina l’intera vicenda. Il ritmo del film è lento e compassato, segnato da momenti di particolare angoscia e tensione. Sembra sempre che debba succedere una svolta nella vicenda, ma nulla di così significativo accade, spaesando alla fine lo spettatore, che si aspetta una soluzione del caso. Non è così: Haneke si conferma un maestro dell’ambiguo e del cupo. E profondo indagatore delle pulsioni umane. Ma non è tutto. Il film del regista austriaco nasconde (come recita peraltro il titolo originale in francese, Chachè, ovvero nascosto) una sottile quanto significativa denuncia sociale, che si concentra sul tema dei rapporti franco-algerini, ed in particolare sulle responsabilità della Francia nei confronti dell’Algeria, prima con la dittatura e, una volta terminata questa, con un trattamento discriminatorio verso gli immigrati nordafricani.
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