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8/10

Mister Morgan regia di Sandra Nettelbeck

Drammatico
recensione di A. Graziosi

Sullo sfondo di una Parigi dalle atmosfere e dai colori autentici, lontana dagli stereotipi cinematografici, il film racconta la vita del Signor Morgan, ancorata al ricordo della moglie defunta e cadenzata dalla solitudine, fino all’incontro, del tutto casuale e inaspettato, con Pauline (Clémence Poésy). Conquistato dalla vitalità disarmante e dal tenace ottimismo della giovane donna, il professore di filosofia in pensione ritroverà la gioia di vivere, il conforto della compagnia, il gusto del romanticismo. Grazie a Pauline, Matthew Morgan si riavvicinerà anche ai figli ma i tentativi di quest’ultimi di riportarlo in patria scateneranno conseguenze impreviste nella vita di tutti quanti

Titolo originale Last Love, ripreso dal romanzo di F. Dorner La douceur assassine, Mister Morgan è reduce dalla selezione del Festival di Locarno 2013. Diretto dalla regista tedesca Sandra Nettelbeck, il film vanta un cast di ampio rilievo a cominciare niente di meno che dal premio Oscar (Hannah e le sue sorelle, Le regole della casa del sidro) Sir Micheal Caine, in quella che è probabilmente una delle sue più amabili e sincere interpretazioni delle ultimi anni. Co-protagonista è invece la dolce Clémence Poésy, già vista al fianco di Colin Farrell nello straniante In Bruges.

Mister Morgan, nonostante alcune critiche non proprio entusiastiche, si rivela invece un film estremamente valido, oltre che capace di scaldare l'anima senza eccedere nel sentimento. Al contrario ritroviamo, nelle caratteristiche del protagonista e nell'ambientazione - nonostante il tono sia estremamente diverso - alcune discrete similitudini con Amour di Haneke, senza per questo ripercorrerne le estreme crudezze.

 In ogni caso, Mister Morgan è una di quelle piccole perle, da non perdere se possibile: si tratta di un romance assolutamente non convenzionale che ci offre una panoramica realistica, senza per questo essere tragica o drammatica, sull'incomunicabilità intergenerazionale tra genitori e figli, tra generazioni diverse, distanti, che non ascoltano e riescono solamente ad affibbiarsi a vicenda colpe di ogni tipo. Questo è l'incrinato rapporto tra Matthew Morgan e il figlio Miles, ma Pauline/ Clémence Poésy è quel pizzico di pepe, di vita, di imprevisto che è in grado di illuminare un po' tutta la vita ormai vuota del protagonista vedovo e di fare luce anche su certe antiche incomprensioni familiari.

Qui è più vero che mai che Morgan/Caine ha fatto bene per una volta a “confidare nella bontà degli sconosciuti”, perché a volte serve paradossalmente un salutare "corto circuito" proveniente dall'esterno per riuscire a dare un po' di oggettività e ad aggiustare, per quanto possibile, le cose.

Un film estremamente curato sotto tutti i punti di vista, sempre perfettamente in bilico tra il dolce e l'amaro.

 

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