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8/10

Mine regia di Fabio Guaglione, Fabio Resinaro

Thriller
recensione di Irene Coluccia

 

Il soldato Mike Stevens sta tentando di tornare al campo base dopo una missione fallita; insieme a lui, il fido compagno Tommy. Mike mette accidentalmente il piede su una mina antiuomo e non potrà più muoversi per due giorni e due notti, in attesa dei soccorsi, o salterà in aria.

 

Un prodotto insolito, Mine. Primo film interamente diretto dal duo italiano di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, in arte Fabio & Fabio, dal cast internazionale e girato tra l’America e la Spagna, la storia ha forti elementi simbolici che, collegandosi alla fatica e all’esperienza provata da due esordienti italiani sbarcati negli States, riveste il film di una robusta pellicola di empatia, facendo si che lo spettatore resti inchiodato non solo per l’evento costituente la narrazione, ma anche, appunto per il forte legame creatosi con Mike (Arnie Hammer) in quanto alter ego dei due registi. Lo stallo, la paura, il buio, la follia, sono tutti elementi tradotti efficacemente in un film che lo stesso Guaglione definisce in conferenza stampa “un film di genere”. È questo, a mio parere, lo snodo fondamentale: l’utilizzo, il piegare a proprio piacimento un genere ai fini del racconto “altro”.

Stilisticamente eccellente  - i cambiamenti di fotografia tra le scene assolate e quasi del tutto bianche nel deserto e le scene della casa di Mike e della sua fidanzata, permeate di un pacifico blu – il film risulta essere nuovo caposaldo di quel sottogenere chiamato“high concept movies” tipico perlopiù della contemporaneità americana:  ciononostante la critica e la teoria filmica si dividono circa la definizione di high concept movie. Se Guglielmo Pescatore definisce tutti i blockbuster narrazioni forti e e quindi film ad alto interesse di pubblico, a mio parere il concetto si focalizza su quei film caratterizzati da una forte idea di partenza. Essa può essere esplicitata attraverso un’ambientazione (Buried), un personaggio (Frank) o una cifra stilistica (Carnage). Si tratta, poi anche di un sottogenere della contemporaneità che rimanda alla claustrofobia fisica ma soprattutto mentale.  Mike ha paura ed è per questo, solo per questo che non solleva il piede dalla mina, fino al finale al cardiopalma che tiene alta la hype dello spettatore, spiazza e commuove. La coscienza e la conoscenza, mascherate da Berbero rimandano anche a una sottile critica sociale all’impero americano, atto a distruggere, mai a costruire e del tutto privo di coraggio.

In Mine l’idea di partenza è semplice: se ti muovi, puoi morire, se resti immobile, morirai, in ogni caso.

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 1 voto.
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alexmn 6/10

C Commenti

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alexmn (ha votato 6 questo film) alle 22:32 del 18 ottobre 2016 ha scritto:

molto interessante sotto tanti punti. due pecche: la durata eccessiva per un film di questo tipo e l'evento iniziale che dà il via al film e che mi ha reso un po' antipatico il protagonista (rendendo più complicato empatizzare con lui). per il resto, speriamo di vedere altre operazioni cinematografiche di questo tipo.