R Recensione

3/10

Matrimonio al sud regia di Paolo Costella

Commedia
recensione di Giulia Betti

Oggi per tanti ragazzi il matrimonio è poco più di una formalità, ma cosa succede se a sposarsi sono il figlio di un industrialotto del nord e la figlia di un pizzaiolo meridionale? Che il modo di vedere il matrimonio, sobrio ed elegante, del primo si dimostra molto diverso da quello, eccessivo e chiassoso, dell'altro. Sono due visioni del mondo opposte. Va da sè che, essendo il meridionale il padre della sposa, le nozze vadano celebrate al sud. Quindi il nordista è costretto a scendere in territorio nemico. La guerra tra i due papà è inevitabile e divertente. Ma a farne le spese sono i ragazzi e il loro amore che rischia di naufragare per colpa dei due genitori... Per fortuna quando i consuoceri capiscono l'errore commesso, mettono da parte la rivalità personale adoperandosi affinchè i figli facciano pace. Il matrimonio sancirà la pace tra nord e sud e sarà il più allegro e colorato di sempre.

 

Per il ciclo: CINE SPOSALIZI, finalmente in Sala dal 12 Novembre 2015 Matrimonio al Sud, una nuova, scoppiettante, strepitante, palpitante e intelligente commedia prenatalizia. Dopo i grandi capolavori Matrimonio alle Bahamas, La fidanzata di papà (poi diventata moglie), A Natale mi sposo, Matrimonio a Parigi e Prima ti sposo e poi ti rovino (ah no, mi sa che in quest’ultimo non c’era Cipollino…) finalmente il maître de la comédie Massimo Boldi torna sul grande schermo per far sognare grandi e piccini con una storia originalissima, coraggiosissima, superlativamente accattivante ed onesta, scevra di stereotipi e pregiudizi, scevra di false verità e congetture, impregnata di denuncia sociale e satira politica: Nord vs Sud Italia. Che dire cari spettatori italiani, era proprio ora che qualche d’uno ci pensasse!

 

E se ciò non bastasse a renderlo un grande prodotto cinematografico, Matrimonio al Sud si veste anche da consiglio per gli acquisti: “Mangiate Beretta / il prosciutto fa bene/ il prosciutto conviene/ a tutte le età!/ Mangiate Beretta / prodotto italiano/ rimedio sovrano/ di tutte le età/ Mangiate Bereee.../ Mangiate Beree …/ Mangiate Beretta!».

E se per i troppi insaccati vi foste beccati un dolorosissimo mal di pancia, la gotta medicea o qualche chilo di troppo, non abbattetevi .. c’è Tisanoreica, anche questo un invisibilissimo, ma presente product placement del film.

Ma Matrimonio al Sud è molto di più… Si dice, gli stolti “copiano”, i grandi artisti “citano”, e quest’ultimo film di Paolo Costella non può che confermarne la regola. Citazioni, rubacchiamenti insospettati, inchini al gran vecchio cinema cinepanettoniano. Escamotage, battute, personaggi, vicessitudini, attinte a piene mani (ma con immensa maestria) da tutta la cultura boldesichiana degli ultimi vent’anni.

Tra i grandi pregi di Matrimonio al Sud c’è anche e soprattutto un grande occhio di riguardo nei confronti delle mode odierne giovanili e delle nuove tecnologie: come non inchinarci di fronte alla galeotta applicazione (App) telefonica ideata dai due fidanzatini. Che grafica verosimile, che idea fondamentale .. una app per mandarsi i baci, bhè..capolavoro… (citando il Viperetta Crozziano).

Sempre in merito a mode odierne non si può non citare il necessario approfondimento al tema dei “matrimoni televisivi”, fenomeno sociale di larga portata che fa base proprio al Sud, un Sud sconosciuto agli italiani, un Sud da sempre (checché se ne ricordi) snobbato dalla storia del cinema, un Sud che era necessario scoprire e che ora grazie a Matrimonio al Sud (scusate la ridondanza) possiamo iniziare a conoscere e ad apprezzare. Fine. Sipario.

Molto bene, concluso il teatrino, mi accingo a precisare, per chi fosse troppo gentile d’animo e non lo avesse afferrato, che Matrimonio al Sud è un prodotto inesistente, inqualificabile ed imperdonabile a tutti gli attori del cast, dal primo all’ultimo, i quali sono bravi interpreti, degni comici ed artisti, così come il regista, che per chi se lo fosse dimenticato è lo stesso che diresse assieme alla compianta Laura Betti, il documentario su Pier Paolo Pasolini.

Il problema di questo prodotto audiovisivo/televisivo, mi rifiuto di chiamarlo Cinema, è la pochezza, per non dire l’inesistenza di trama, è un film che campa sopra le spalle del niente per aggrapparsi al vacuo, professando il verbo muto della nullità.

Nessuno mette in dubbio le doti registiche di Costella, la direzione si dimostra pulita e precisa come si è sempre palesata quella cinepanettoniana. Una confezione che rispetta le regole, una recitazione senza peccati. Anche chi non ama Boldi, Izzo, Cirilli e Salvi, non può negare che siano bravi comici (se non lo fossero stati in passato, ora starei recensendo un altro film). Il gravissimo problema è che Gianluca Bomprezzi, sceneggiatore di Matrimonio al Sud, fa parlare gli attori a vuoto dentro lo schermo. Non sanno che dire e tra un articolo e un aggettivo inseriscono una pernacchia, un casqué e un tormentone a mo di farcitura.

Le donne del cast, mi riferisco particolarmente a Barbara Tabita e Debora Villa, oltre ad essere belle e videogeniche, esplicitano dei tempi comici esatti e puntuali, ma anche loro si ritrovano barricate all’interno di un ruolo tra il fotocopiaticcio e l’insulso, un personaggio bidimensionale (moglie e madre) il quale non racconta niente che non si sappia già.

Proviamo a fare mente locale scrutando il “simile” e facciamoci tornare alla mente la Finocchiaro di Benvenuti al Sud, o la Lorenza Indovina di Benvenuti a Tavola, per non citare la stessa ex Patty di Camera Caffè, che con quest’ultima divideva proprio il set di Micciché nel ruolo della moglie del bauscia Fabrizio Bentivoglio, che con il suo personaggio di Carlo Conforti si dimostrava di gran lunga più interessante rispetto a Boldi (in questo film suo fax simile invecchiato). Nella serie televisiva sopracitata, le due donne (sicuramente grazie anche alla lunghezza del racconto) pur interpretando gli stessi identici ruoli che vestono la Tabita e la Villa in Matrimonio al Sud, riescono a donarci quel senso di realtà e di materia che in questo lungometraggio manca. Conosciamo la finzione, ma vogliamo comunque credere alla favola mentre in Matrimonio al Sud scopriamo il trucco e vogliamo alzarci dalla poltroncina ed andarcene.

Non vorrei però essere fraintesa, non vi sto dissuadendo dall’andare al Cinema per convincervi a restare a casa, tutt’altro … il mio suggerimento è quello di regalarvi una grandiosa e meritata serata colma di risate e leggerezza, scegliendo la meravigliosa commedia di Bogdanovich ed evitando questa.

 

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