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7/10

Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet regia di Jean Pierre Jeunet

Commedia
recensione di Valentina Marchetti

T.S. Spivet (Kyle Catlett) è un bambino prodigio di 10 anni con una passione per la cartografia e le invenzioni. Vive in un ranch nel Montana insieme a sua mamma (Helena Bonham Carter), ossessionata dalla morfologia degli insetti, suo padre, cowboy nato nel periodo storico sbagliato, sua sorella quattordicenne che sogna di diventare Miss America e suo fratello gemello Layton. Un giorno, T.S. riceve una telefonata inaspettata dall'Istituto Smithsonian, che gli annuncia la vittoria del prestigioso premio Baird per la sua invenzione di un dispositivo dal moto perpetuo. All'insaputa di tutti, per ritirare il premio e tenere il suo discorso di ringraziamento, T.S. salta su un treno merci e intraprende il suo stravagante viaggio attraverso l'America in direzione Washington ma allo Smithsonian tutti ignorano che T.S. è solo un bambino!

Esce nelle sale italiane il 28 Maggio Lo straordinario viaggio di T.S. SPIVET che segna il ritorno alla regia di Jean Pierre Jeunet, con una commedia capace di divertire , far riflettere, intenerire, appassionare, grazie ad un giovanissimo Kyle Catlett, nei panni di un ragazzino che lascia il Montana e le sue colline, la sua vita ordinaria per raggiungere Washington Dc e coronare il suo sogno di gloria, ritirando uno dei più prestigiosi premi che la Scienza possa conferire a coloro che sono i migliori. Perchè il giovane Spivet è brillante, è acuto, ha un'intelligenza profonda,vorrebbe essere il nuovo Leonardo Da Vinci, proprio come il professore dell'Università si augura durante una lezione a cui assiste anche il ragazzino, estasiato alla spiegazione di uno dei fenomeni di cui la Scienza ha ancora poco su cui lavorare. Ma Spivet invece riesce,combinando proprio tutte le teorie di cui la Scienza dispone, seppur giovanissimo ma fortemente dotato di intelletto, perchè è già un genio. E allora il premio va ritirato e subito, ma come fare? Saltando letteralmente sul primo treno per Washington Dc per inseguire i propri sogni, e non solo come qualunque americano dal lato più sperduto dell'America farebbe,ma come chiunque che sia un sognatore e di talento dovrebbe fare. E il viaggio è quello oltre che letteralmente quello intrapreso, è quello che porta "nuovi occhi" con cui guardare il proprio passato, con cui affrontare a soli dieci anni la perdita di un fratello per un incidente drammatico, di cui porti con te il senso di colpa, in cui scavare anche nel passato di tua madre,brillante ricercatrice che ti sembra inspiegabile come possa essere così presa nelle ricerche e lontana dall'essere una madre come tutte le altre. La forza e la bellezza di questo film, per questo ragazzino che impersona chiunque debba fare i conti con la realtà e la condizione di lottare per realizzarsi, perchè non nati nel centro del mondo per quello che sono i propri sogni, è proprio il viaggio stesso che obbliga a guardare dentro per scoprire come sia pericoloso restare fermi nonostante si abbiano paure di ogni genere prima di partire. E allora ben venga la partenza, la ricerca della felicità che tante volte abbiamo visto al cinema, un tema tradizionale per la filmografia di molti autori americani e non, ma che qui è affrontata in un modo molto leggero ma non superficiale. Nulla quindi da ridire sul film che merita da ogni punto di vista e riconferma la grande mano di Jeunet dietro la macchina da presa.

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