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R Recensione

8/10

Latin lover regia di Crisitina Comencini

Commedia
recensione di Davide Figliolini

Saverio Crispo, uno dei più grandi attori nazionali e internazionali cresciuto nel nostro paese, è morto dieci anni fa. Le sue quattro figlie, avute da mogli diverse in altrettante parti del mondo, si radunano nella grande casa del paesino pugliese, dove l'attore è nato, per commemorarlo. Segreti, gelosie e sentimenti circondano la vita di ognuna di loro in un marasma di parole, proiezioni e rivelazioni inaspettate. Complici di quel mondo famigliare che girava dietro al fascino incommensurabile di quell'attore geniale, così come lo definisce il critico Picci. Nessuna delle figlie ha conosciuto veramente il grande padre che ognuna di loro ha mitizzato e amato nelle diverse epoche della sua trionfale carriera. Finalmente avranno modo di rifarsi.

 

Cristina Comencini narra con candida leggiadria di una sceneggiatura originale, oltre che una storia colma di sentimento, di dolce contraddizione femminile e una sontuosa descrizione dell'uomo attore, o meglio, del grande attore, anche un elogio in bianco e nero del grande cinema italiano. Quello dei grandi personaggi come Marcello Mastroianni e Vittorio Gassman. Solo per citare due dei più rappresentativi.

La storia vive pienamente del continuo riflesso al latin lover Saverio Crispo interpretato da Francesco Scianna. In tutta la durata della proiezione siamo continuamente pervasi dalla sua presenza. Tra ricordi, rivelazioni, leggende e scandali continui. Francesco Scianna lo impersona con la grazia del vero latin lover. Grazie soprattutto al lavoro dei costumisti e del trucco, nonché degli splendidi montaggi riviviamo ogni momento della carriera di Crispo. Da quello impegnato a quello western. Tutto si fa di poesia quando si parla di Crispo. Tuttavia ogni suono e ogni piccolo accorgimento sembra nascondere un segreto, una viso diverso. Una maschera vivente che non sai mai chi o che cosa guarda. Ognuno delle quattro figlie sembra avere un proprio pezzo dell'immenso puzzle di quel padre un po' divo e un po' lontano. Diventa mito non tanto, o non solo, per la grande capacità attoriale, ma per i momenti intimi, quotidiani. Quasi banali considerando la vita di Crispo dove ad Hollywood, per esempio, aveva fatto i suoi film peggiori. Crispo era così lontano tanto da perdersi diversi momenti della vita delle sue figlie. Tra le figlie ricordiamo Susanna (Angela Finocchiaro). La figlia italiana continuamente inquieta perché deve nascondere la propria relazione clandestina alla madre. Relazione che ha con il montatore Walter (Neri Marcorè). Angela Finocchiaro fa quello che le riesce meglio: naturalezza in quelle sue espressioni sarcastiche. Risulta subito credibile nonché inconsapevolmente simpatica. Neri Marcorè invece si presta come uno dei pochi personaggi maschili. Lo fa con la solita eleganza. Certo l'avremmo preferito in una parte più "importante". Valeria Bruni Tedeschi interpreta la figlia della "parentesi" francese Stephanie. Proprio per questo un po' odiata da tutti. Anche la sua vita è piena di figli e mariti, un po' per non rovinare la tradizione di famiglia e un po' per il continuo bisogno d'amore dovuto proprio al fatto che nessuno, o quasi, nell'intimità della sua famiglia l'ha mai veramente voluta. Neanche suo padre Saverio Crispo. Valeria bruni Tedeschi veste quindi i panni della nevrotica, sempre in contatto telefonico col il suo psicanalista. Lei è perfetta nei dialoghi, scritti tra l'altro in maniera ineccepibile. Candela Pena è Segunda. La più spontanea di tutti. La sorella vivace che porta nella casa l'unico marito, Alfonso, interpretato da Jordi Molla. Candela Pena è un'attrice straordinaria come afferma anche la regista. Ed è vero. Genuina, sempre dentro la scena. Sincera. Suo marito è il secondo latin lover del film. Meno elegante di Crispo, ma più spagnolo. Traditore incallito. Phila Viitala recita la sorella di Segunda. Solveig. Tra le sorelle sicuramente la meno brillante e la meno riuscita del film. Phila Viitala è sufficiente, ma le altre hanno un altro passo e si nota. Queste ultime due sono figlie di Ramona. Una delle mogli del grande attore. Personaggio riuscitissimo. Credibile, gelosa e all'inizio in guerra un po' con tutti. Poi si scoprirà la più saggia nel caos femminile. Marisa Paredes è divertente e nello stesso tempo commuove per la sua grande prova d'attrice. L'altra moglie, quella italiana, madre di Susanna è Rita. Vira Lisi ci ha regalato una delle più belle interpretazioni di sempre sicuramente. La scena di lei ubriaca nel salotto di casa è indubbiamente da ricordare. Divertente, audace. Madre in tutto e per tutto. Insieme a Marisa Paredes sono il non plus ultra del film. Vecchie, ma non nell'animo attoriale. Quello è indelebilmente incastonato nella loro bravura.

Va ricordato Pedro (Lluis Homar). Lo stunt di Saverio Crispo. La sua storia merita di essere vista. Quando racconta Saverio Crispo durante la proiezione ci ha regalato un'emozione in più. Sia per il film stesso, sia per il rimando a certi personaggi storici. Marco Serra (Claudio Gioè) è il giornalista che ha scritto la tesi su Saverio Crispo. Mentre Picci (Toni Bartorelli) è il critico per eccellenza. Il primo in cerca di scoop, soprattutto sulla vita di Saverio, quindi lo si trova dappertutto. Pronto con la penna in mano. Una mansione particolare va Toni Bartorelli. La sua esperienza al servizio del film merita un like in più. E infine la figlia americana, la più giovane. Piccola parte quella di Nadeah Miranda nel ruolo di Shalley, tuttavia entra in una delle scene più paradossali e divertenti del film. In quella che è una rivelazione con la "R" maiuscola.

Una sterzata piacevole è la commedia corale scritta da Cristina Comencini. La prima questione è l'identità femminile che si ricerca nelle proprie radici. In quelle famigliari. Le più intime, le più viscerali. Dove la verità prima o poi sgorga come acqua e porta via con sé le ipocrisie, le maldicenze e le bugie di tanti anni di vita. I dialoghi tra tutte le figlie sono assolutamente credibili. La forma è quella giusta e le riprese in tal senso danno luogo alla quotidianità più passionale. Radicata nelle stanze di quella casa che sa di casa. In tutte quelle contraddizioni che la fanno da padrona. Si cerca di apparire, ma si scopre piano piano che essere se stesse forse è più bello, più sereno. E' "di più", e questo basta per vivere. Non entra in gioco la vita artistica che è comunque presente. Ma si scrive di loro come una famiglia, allargata, ma una famiglia. La seconda questione è la classica altalena tra attore e uomo. Saverio Crispo vive di un egocentrismo esaltante che deve necessariamente andare oltre la sua vita da "uomo" di famiglia. Ragiona con le sue figlie come fa con i suoi film. Ma lascia inevitabilmente strascichi di vita vissuta qua e là. E sono le figlie che aggrappandosi a questi strascichi li mitizzano in calore umano. L'omaggio ai grandi del cinema invece è lì: in quelle foto, nelle immagini. Ed è affascinante riscoprirle. L'unica pecca è questo ballare, a volte instabilmente, tra la commedia e la drammaticità dell'opera. A volte non è chiaro, e ci si perde tra una risata e una riflessione. A volte nello stesso istante. Lo spettatore rimane spiazzato più di quanto non dovrebbe. Nonostante questo rimane un film corale che sorprenderà per dolcezza e capacità.

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