R Recensione

6/10

La felicità è un sistema complesso regia di Gianni Zanasi

Commedia
recensione di Daze

Enrico Giusti avvicina per lavoro dirigenti irresponsabili che rischiano di mandare in rovina le loro imprese. Li frequenta, ne diventa amico e li convince ad andarsene evitando così il fallimento. E' il lavoro più strano e utile che potesse inventarsi, ed Enrico non sbaglia un colpo. Una mattina, un incidente rende orfani un fratello e una sorella di diciotto e tredici anni, candidati a diventare dirigenti di un gruppo industriale d'importanza nazionale. Enrico ha l'incarico di impedirlo: dovrebbe essere un caso facile, il coronamento di una carriera, ma tutto si complica. E l'arrivo inatteso della fidanzata straniera di suo fratello rende le cose ancora più difficili. In realtà, sarà il caso che l'uomo aspetta da tempo e che gli permetterà di cambiare le cose per sempre.

Enrico, Valerio Mastrandrea, è bravo nel suo lavoro, il migliore, anche perchè forse è l'unico nel suo campo. Enrico, viene mandato per conto della sua società  da dirigenti irresponsabili e li convince a rassegnare le dimissioni. Prima li studia, li analizza, li avvicina e se li fa amici poi, li porta ad abbandonare le proprie imprese, prima che come cavallette divorino tutto, mandando a casa innumerevoli lavoratori. Tutto questo, funziona a meraviglia fino a che non accadono due fatti: in casa di Enrico arriva a sorpresa la fidanzata israeliana del fratello e in un incidente d'auto rimangono uccisi i dirigenti di un gruppo industriale internazionale, marito e moglie, rendendo orfani i due figli di diciotto e tredici e facendoli diventare al contempo, dirigenti dell'impero di famiglia. Il film di Zanasi, aggiunge elementi e argomenti, affastellandoli e accantonandoli uno dopo l'altro, senza approfondirli a dovere e lasciando allo spettatore uno straniante senso di incompletezza. L'inizio, con la una fotografia fredda e nitida e fluide carrellate danno il passo, via via che il film prosegue, a siparietti divertenti e sequenze musicali, che nonostante siano stilisticamente ammirevoli, restano sospese come videoclip, senza aggiungere nulla di realmente significativo alla trama o ai personaggi. Un accenno ai problemi dell'economia italiana, con la frase detta da Mastrandrea, "Il problema in Italia è la classe dirigente" e un accenno ad una ipotetica ed immaginata storia d'amore. I due ragazzi alle prese con il lutto e le responsabilità e la corsa per "fare la cosa giusta". Da segnalare la colonna sonora, con pezzi originali composti da Niccolò Contessa spaziando per pezzi storici dei Dead Can Dance, Rolling Stone. In definitiva, un film decisamente gradevole ma che avrebbe potuto dare molto di più evitando di perdersi con troppi elementi accessori che non arrivano a segno. Ma in fondo, "sognare stanca".

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Daze 6/10

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