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6/10

L'Uomo di Neve regia di Tomas Alfredson

Thriller
recensione di Gabriella Massimi

Ad Oslo cade la prima neve dell'anno e come sta succedendo nello stesso periodo da molti anni una donna sposata e con un figlio scompare. Harry Hole viene incaricato delle indagini perchè si sospetta la presenza di un serial killer. La presenza di pupazzi di neve che indicano le case delle donne scomparse è però più frequente rispetto agli ultimi venti anni.

Di Joe Nesbø ho sempre sentito parlare un gran bene. Un grande scrittore di gialli, vincitore di numerosi premi, cantante, attore...insomma un nome conosciuto tra gli amanti del genere giallo. Un genere letterario che, devo essere sincera, non mi ha mai entusiasmato così tanto. Quando però è arrivata notizia di questo adattamento cinematografico de L'uomo di Neve, mi sono incuriosita a tal punto da recarmi al cinema piena di buone intenzioni, convinta di assistere a un'opera di alto livello, come di alto livello è del resto il testo originario. Le buone aspettative mi hanno fregata e se il film non ha convinto me che di Nesbø non ho letto nemmeno una riga, figuriamoci cosa possono pensare i fan dello scrittore norvegese. Peccato, Tomas Alfredson aveva sbancato come regista. Grazie a La Talpa, vincitore di numerosi premi in tutto il mondo e candidato a tre premi Oscar nel 2012, il regista svedese aveva iniziato la sua ascesa, cui L'uomo di Neve ha causato di certo una brusca frenata.

Pare che inizialmente l'adattamento cinematografico del libro di Nesbø dovesse essere diretto da Martin Scorsese, che alla fine ha lasciato libera la sedia del regista per sedersi su quella in seconda file del produttore. Di sicuro Tomas ha dovuto fare un bel lavoro di forbice per adattare al meglio le pagine scritte alla macchina da presa, ma è come se le forbici gli fossero sfuggite di mano e avesse iniziato a tagliuzzare la trama un po' a casaccio. Almeno questa è la sensazione che ho avuto io. Non ho davvero conosciuto Harry Hole, non sono riuscita a entrare nella sua vita contorta e alcolica, mi è passato davanti agli occhi e se ne è andato così come è arrivato, in silenzio e di fretta. Peccato, ancora una volta, perchè Fassbender è perfetto per un ruolo del genere, ma non basta prendere un bravo attore, fargli leggere il libro e dirgli "ora tu sei questo tizio qui". Credo che Alfredson non sia stato in grado di tirare fuori da Fassbender l'Harry Hole che Nesbø ha costruito nei suoi libri, quello del film è un Harry Hole mutilato di qualcosa, che non dice veramente tutto di sè. Una nota di merito va invece a Rebecca Ferguson e al suo personaggio Katrine Bratt. Al contrario del protagonista, il personaggio della Ferguson trasmette qualcosa al pubblico e, fotogramma dopo fotogramma, porta lo spettatore a voler conoscere sempre di più la bella Katrine e la sua storia. A questo punto è quasi doveroso leggere il libro per sentire quel freddo e quella paura che la pellicola di Alfredson non sono riusciti a trasmettermi.

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