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10/10

Il Giudizio Universale regia di Vittorio De Sica

Commedia Italiana
recensione di Enzo Barbato

Il giudizio di Dio secondo la fantasia popolare napoletana. Ciò che si presenta come l'ultima possibilità di redenzione sfocerà in un diluvio di colori, situazioni e atmosfere difficili da imitare.

Alle 18:00 inizia il giudizio universale-ale-ale-ale... Queste sono le parole molto ben scandite da un vocione roboante che si mescola tra i cumulonembi pronti ad irrigare una Napoli colta tra lo stupore e la semi-indifferenza. Le voci più disparate sulle possibili ipotesi cominciano a circolare tra i vicoli popolati dai bassi e i panni stesi, passando per il centro fino a raggiungere le lussuose terrazze degli ex-cafoni della zona vomeriana.

Potrebbe trattarsi di uno scherzo, di una burla preparata ad arte da uno zuzzurellone con un megafono su un aereo, magari nascosto dietro uno di quei nuvoloni carichi d'acqua che si impongono nel cielo della città. C'è chi giura di averne carpito la provenienza da Via Chiaia, c'è chi rabbonisce i turisti in visita con una originale trovata pubblicitaria. Qualcuno cede alla superstizione che è parente stretta del panico e inizia il meraviglioso carosello delle numerose sfaccettature dei topos napoletani, a mio avviso, unici al mondo.

Tra un rosario ed una passata di mano sulla coscienza c'è un bellimbusto che tende a sfoggiare un bel cappotto, un bel cappello, un bel paio di scarpe tra le vie popolari (Vittorio Gassman), c'è un professore di storia fresco di vedovanza che non perde tempo ad arpionare la prima appariscente pulzella capitatagli a tiro (Fernandel), un simpatico cameriere di un lussuoso albergo alle prese con l'albagia di un sinistro ambasciatore estero (Nino Manfredi), una annoiata signora degli alti ceti costretta a subire le conseguenze dei loschi traffici del marito (Silvana Mangano), un avvocato sapientemente loquace nella difesa di un povero cristo accusato di aver turlupinato con titoli nobiliari (Vittorio De Sica), un uomo che scopre l'adulterio della moglie con il miglior suo amico (Paolo Stoppa), un cinico occhio di ghiaccio che tratta bambini dei bassi per gli Stati Uniti (Alberto Sordi), due proletari alla ricerca di un posto come guardaportone del teatro San Carlo (Franchi e Ingrassia), un padre che deve combattere con i capricci della figlia adolescente (Lino Ventura), un onorevole, degli artisti di teatro, un cantante...

Vite che in qualche modo si intrecciano, vite che opinano sulle possibili provenienze del vocione, gente che continua, con un pizzico di attenzione in più, a vivere la quotidianità, con i propri guai, le proprie speranze, i propri successi, le proprie tristezze... Vengono fuori tutti i colori di Napoli e quando la paura di finire agli inferi sale sul più alto scranno della credibilità, la gente comincia a fare i conti con la propria coscienza cercando di rimediare, per quanto possibile, agli errori commessi. Intanto il bellimbusto viene colpito da un pomodoro scagliatogli da un bambino, il professore viene strattonato da un furbo borseggiatore che millanta vecchi ricordi di guerra, la signora annoiata cede al panico e inizia a centellinare tutte le manovre sporche del marito, l'avvocato emette l'arringa affidandosi alla clemenza della corte, l'uomo tradito ricorda le premure false della moglie, il cinico carica bambini sulla nave, i proletari litigano per il posto, il padre si ringrazia il pezzo grosso per i biglietti del ballo e la figlia si prepara allo stesso con un figlio della strada...

Le 18:00 scoccano inderogabilmente. Inizia l'appello mondiale. Intanto il giudice assolve, la signora confessa, i proletari lasciano perdere, l'accalappiacani anche, il cantante sfida la morte a colpi di voce e chitarra, gli artisti si genuflettono chiedendo pietà e quando si scopre che forse anche dio non è perfetto, un dio che non conosce l'inglese, che forse sbaglia le accuse, che chiama un musulmano e che forse cede a chi nega l'evidenza, il giudizio diventa un diluvio e sulle note di una dolce ninnananna antirazzista che scalda i cuori di tutto il mondo, esplode un tripudio di suoni e colori che sancisce l'avvento del sole.

Si festeggia per le strade, nelle case, si dimentica ogni cosa, si ritorna alla vita normale con qualche speranza in più e con un'oncia di tempo a disposizione per rimediare ancora ai peccati e si va tutti al ballo finale. Napoli è così, i napoletani anche. Di quei napoletani così, variopinti, fantastici, di buon cuore, purtroppo non ce ne sono quasi più. Con un pizzico di malinconia invito a guardare questo bellissimo film di un eccellente Vittorio De Sica, con un memorabile cast a disposizione che non sbaglia un colpo. Stranamente all'epoca passò quasi inosservato e fu denigrato dalla critica. Mah...  

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nanni 8/10

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nanni (ha votato 8 questo film) alle 2:18 del 14 ottobre 2013 ha scritto:

molto bella la scena con De Sica avvocato difensore del "poeta" inventore di onorificenze, là dove De Sica snocciola tutte le sigle delle varie onorificenze.