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7/10

I figli della notte regia di Andrea De Sica

Horror
recensione di Leda Mariani

Giulio (Vincenzo Crea) un 17enne di buona famiglia, si ritrova catapultato nell'incubo della solitudine e della rigida disciplina di un collegio per rampolli dell’alta società dove vengono formati i "dirigenti del futuro": internet imbavagliato, telefono concesso per mezz'ora al giorno, ma quel che è peggio violenze e minacce dai ragazzi più "anziani", nell'apparente accondiscendenza degli adulti. Giulio riesce a sopravvivere grazie all’amicizia con Edoardo (Ludovico Succio), un altro ospite del collegio. I due ragazzi diventano inseparabili e iniziano ad architettare fughe notturne dalla scuola-prigione, verso un luogo proibito nel cuore del bosco, dove conoscono la giovane prostituta Elena (Yuliia Sobol). Ma la trasgressione fa parte dell'offerta formativa: il collegio sa tutto del locale e delle uscite notturne, e gli educatori, tra cui Mathias (Fabrizio Rongione), vigilano costantemente, restando nell'ombra...

Un ottimo inizio.

Presentato con successo all’ultimo Torino Film Festival, al BIFF di Bruxelles e al BIFEST 2017, I figli della notte è il film d’esordio di Andrea De Sica, nipote del grande Vittorio e figlio di Manuel, musicista e autore di indimenticabili colonne sonore. La sceneggiatura è scritta dallo stesso giovane regista, con Mariano Di Nardo e Gloria Malatesta.

Il regista ha dichiarato: «L’idea è legata ai miei anni del liceo e ad alcune persone che hanno segnato la mia vita. Questi incontri sono stati la spinta per provare a raccontare un universo giovanile che mi sembrava poco esplorato. La situazione estrema di un collegio è la chiave che ho scelto per confrontarmi con uno dei sentimenti più forti che un adolescente possa sperimentare: l’abbandono. Ho immaginato una favola nera: una storia di formazione o meglio di ‘deformazione’. I sentimenti più profondi dei protagonisti mi hanno portato nel mondo dei sogni, degli incubi, utilizzando le suggestioni dell’horror come genere che affronta aspetti della mente umana altrimenti intraducibili per immagini».

E quello che ne emerge è un lavoro veramente fuori dalle righe: per nulla canonico, sia a livello narrativo, per quanto riguarda la struttura del racconto, che estetico. Una bella rivelazione. Il regista ha dato alla pellicola un’impostazione molto personale, riuscendo a dar vita a delle atmosfere horror singolari. Dal tema della scoperta dell’amore adolescenziale e dal film corale-collegiale - alla “attimo fuggente” in versione thriller-, si passa con disinvoltura alla storia d’amore, allo Psycho-Thriller intriso di follia, fino al film dell’orrore più fisico e completo, con tanto di fantasmi, suicidi, ed omicidi. Un film che per forma e stile ricorda pellicole non facilmente “inquadrabili” e violente, come Canicola di Ulrich Seidl, o Funny Games di Michael Haneke.

Una colonna sonora ossessiva, martellante e perfetta, penetra nella mente, inseguendoci anche ben oltre il film, e mescola sapientemente il motivo base di “Ti Sento”, dei Matia Bazar, dominato dall’incantevole voce di Antonella Ruggiero, all’elettronica più contemporanea. Si nota subito che la musica aderisce perfettamente al soggetto, e questo sicuramente in virtù del fatto che a concepirla è stato proprio il regista.

Gli adulti sono volutamente e praticamente esclusi. A parte l’insegnante Mathias, conturbante sia nell’aspetto, che nella parlata dal linguaggio straniante (e che guarda caso è un bambino cresciuto, praticamente rimasto intrappolato nel collegio), possiamo vedere solo i ragazzi: personaggi uno più interessante dell’altro, anche se forse non del tutto sviluppati a livello di sceneggiatura.

Ad ogni modo, il film ha una sua precisa forma, una sua dignità: stupisce, spaventa, e restituisce in maniera convincente l’immagine di una pericolosa “formazione esistenziale al peggio”. L’adolescente entra ancora puro e bambinesco all’interno del tenebroso collegio, per poi uscirne sporco, compromesso, colpevole e disilluso. Ne emerge insomma come l’adulto adatto al contesto sociale al quale dovrà appartenere: la classe dirigente del futuro. Bravissimo, dall’inizio alla fine, il giovane Vincenzo Crea, ed agghiacciante quel suo ghigno diabolico, in uscita, che non ci saremmo mai aspettati, e che rende benissimo la metamorfosi dell’anima del personaggio.

Molteplici scene risultano davvero interessanti, come ad esempio quella della fuga “cantata” dal figlio di collusi con la mafia, ma anche molte altre, naturalmente enfatizzate dalla perfezione delle location scelte, in Alto Adige, che a tratti riportano alla mente l’Overlook Hotel di Shining.

Questo è sicuramente più di un film dell’’orrore: ha qualcosa di aggiuntivo, di più particolare e sfumato… c’è un’impronta molto riconoscibile nelle inquadrature, nelle atmosfere, per cui anche l’interessante fotografia di Stefano Falivene, assume quasi una dimensione sospesa, trascendente e violenta.

Anche in questo caso, ovviamente, la produzione si è mossa con il contributo del MiBACT e di Eurimages, con il sostegno di IDM Südtirol – Alto Adige.

Ad ogni modo a De Sica il merito, assieme ad altri emergenti italiani, di riprendere finalmente la cinematografia  di genere, ma con ingredienti fantasmagorici, visivi e narrativi, del tutto particolari, così come  Grassadonia e Piazza in Sicilian Ghost Story.

Niente male: funziona. Che convinca o meno appieno, a livello narrativo (i personaggi potevano essere sviluppati in maniera meno sbrigativa), atmosfere e sensazioni passano indubbiamente sotto pelle.

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