I Magnifici 7 regia di Antoine Fuqua
AzioneUn villaggio vessato da un perfido proprietario terriero si rivolge a un cacciatore di taglie per essere salvato, questi raduna una squadra composta da altri sei disperati guerrieri in cerca di una propria redenzione.
Diretto da Antoine Fuqua questo film è un remake di un famoso western del 1960 il quale a sua volta si rifà a I Sette Samurai di Akira Kurosawa. Il cast è un insieme multirazziale alquanto bizzarro composto da vecchie glorie (Denzel Washington e Ethan Hawke), nuove star del cinema (Chris Pratt) e volti più o meno noti del panorama cinematografico globale, in cui l'intento primario è quello di dipingere un west diverso, più variegato e che quasi si avvicina al mondo cosmopolita in cui viviamo noi oggi. Non c'è minoranza che non sia rappresentata nell'intento di salvare il villaggio dal classico villain da film western, interpretato dall'ottimo Peter Sarsgaard, purtroppo troppo poco caratterizzato e incapace di creare quel senso di odio nei confronti del personaggio che avrebbe giovato sicuramente all'intrattenimento dello spettatore. Sia chiaro il nemico c'è ma non si vede, se non all'inizio per avviare la vicenda e alla fine per la classica resa dei conti, talmente clichè e piatta da lasciare l'amaro in bocca. C'è poi il personaggio femminile, la deliziosa Haley Bennett, che assume un ruolo sempre più centrale man mano che la pellicola prosegue riuscendo meglio dei Magnifici a evolversi e crescere fino ad un finale in cui diviene lei la vera rockstar. Purtroppo però il film è molto lento nei punti in cui dovrebbe accelerare e rimanda il tutto ad una battaglia finale tra il bene e il male molto confusionaria e poco spettacolare. In più sono le motivazioni che spingono questo variopinto gruppo di individui a rischiare la propria vita ad essere tralasciate dalla sceneggiatura in maniera ineccepibile. Non ci viene spiegato in modo credibile per cui i sei cowboy accettino di partecipare all'impresa che potrebbe ucciderli, non lo sappiamo, e per i pochi di cui scopriamo la motivazione essa è così esile che, semplicemente, non regge. Definirei questa trasposizione un ibrido, non accontenta fino in fondo e ci lascia con la sensazione che con poca più audacia si poteva creare qualcosa di più completo.
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