V Video

R Recensione

6/10

Her regia di Spike Jonze

Romantico
recensione di A. Graziosi

Ambientato a Los Angeles in un futuro non molto lontano, Her segue le vicende di Theodore (Joaquin Phoenix), un uomo profondo e complesso che si guadagna da vivere scrivendo lettere molto personali e toccanti per conto di altre persone. Distrutto dalla fine di una lunga relazione, inizia a intrigarsi per un nuovo sistema operativo avanzato che promette di essere a tutti gli effetti un'entità unica e intuitiva. Appena lo avvia, con suo grande divertimento fa la conoscenza di “Samantha”, una brillante voce femminile (Scarlett Johansson nella versione originale) che dimostra di essere perspicace, sensibile e sorprendentemente spiritosa. Man mano che le esigenze e i desideri di lei crescono, in tandem con quelli di lui, la loro amicizia matura fino a diventare un vero e proprio amore corrisposto.

A metà tra le atmosfere sospese e futuristiche di Lost in traslation di Sofia Coppola e il narcisismo di Christopher Lambert in I love you di Ferreri che si innamora di un maschera-gadget a forma di volto femminile che ripete solo che lo ama, il nuovo film di Spike Jonze, Her, in concorso per il Festival Internazionale del Film di Roma non può purtroppo vantare grande originalità, nonostante gli entusiasmi iniziali della stampa. Si ha nel corso della visione l'impressione che le difficoltà riscontrate nella lunga gestazione del film lo abbiano inficiato in qualcosa: non è un caso forse che il famoso regista Soderbergh (che cura il montaggio dei propri film sotto pseudonimo) abbia aiutato a ridurre la durata della pellicola da due ore e mezza a novanta minuti.

Il problema principale di Her è che comincia, in modo discreto, con grandi ambizioni da film a tesi e prende nella seconda parte una sorta di deriva, tralasciando quasi del tutto qualsiasi tipo di distanza o punto di vista critico o ironico nei confronti del protagonista, verso il quale c'è anzi una certa indulgenza "furbetta" in vista di possibili e inevitabili identificazioni da parte del pubblico. Dalle premesse iniziali di indagine e analisi del fenomeno di innamoramento di un software e di una tecnologia che compiace il narcisismo di chi la possiede, si passa con nonchalance alla giustificazione indiscussa di tutto, con il pretesto che la storia narrata si allarghi improvvisamente a metafora di una ogni storia vissuta platonicamente.

Emergono molte somiglianze anche con The zero theorem, il nuovo film di Gillam: il tema della mancanza di comunicazione diretta nell'era delle telecomunicazioni è presente in entrambi ma Terry Gilliam non concede questi "sconti" a Qohen Leth/Christoph Waltz perché mostra la sua terribile solitudine di un uomo ha perso persino il desiderio di un contatto con i suoi simili, diventando egli stesso una specie di organismo artificiale. Mentre emerge in Qohen tutta la problematicità e nevroticità del disabituarsi ai rapporti umani, Spike Jonze con il suo Theodore/Joaquin Phoenix sorvola la questione quasi prendendola sotto gamba (grazie all'inserirsi del romanticismo e della spiritualità) pur essendo in teoria il tema del film, e pensando che sia sufficiente il suo essere "introverso e sensibile" a spiegare tutta la profondità e la psicologia di un personaggio del genere. Vediamo Theodore rifiutare il personaggio di Olivia Wilde in cambio di un illusorio rapporto con questa voce rassicurante, la quale, più che una vera entità con cui interagire, sembra anzi spesso il corrispettivo tecnologico de La cagna del già citato Marco Ferreri, un qualcosa che viene acceso a piacimento e al bisogno, quando ci si sente soli: tutto è abbastanza normale, niente di grave, anzi, si continua sulla stessa strada fino al limite e senza capire dove si voglia ben andare a parare.

In questo senso è inevitabile pensare che non si vada molto in profondità e che Her sia un film forse troppo ambizioso rispetto alle conclusioni e al risultato.

Nemmeno la regia sembra brillare particolarmente in quanto molto ancorata al concetto di "intimità" con il protagonista e con Samantha, motivo per cui primi e primissimi piani abbondano senza concedere molto allo stile. La vera nota positiva è l'interpretazione di Joaquin Phoenix, impeccabile e in parte come sempre. Nonostante i difetti conclamati, Her resta comunque un film nel complesso discreto, per lo più godibile come il confortevole mondo pastello descritto in esso, anche se con il passare del tempo non rimane molto...

V Voti

Voto degli utenti: 8,4/10 in media su 14 voti.

C Commenti

Ci sono 6 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

Peasyfloyd (ha votato 9 questo film) alle 23:53 del 13 marzo 2014 ha scritto:

recensione interessante, ma personalmente l'ho trovato davvero superbo, e sto ancora cercando di raccapezzarmici sopra riguardo ai temi filosofico-esistenziali che solleva l'opera.

Una cosa è certa: Spike Jonze con questo film ha mostrato di non essere meramente l'esecutore delle idee di Kaufman ma di essere un vero e proprio autore. Phoenix da oscar!

IvanBarbieri (ha votato 8 questo film) alle 21:15 del 5 agosto 2014 ha scritto:

Mi aggrego, Phoenix insuperabile e il film è furbo ma ricco di contenuti. Da rivedere

Alessandra Graziosi, autore, alle 16:25 del 18 marzo 2014 ha scritto:

Sì, se noti ci sono in giro recensioni e opinioni diametralmente opposte in merito a questo film. Secondo me rimane un film fin troppo furbetto, però, insomma... de gustibus!

alejo90 (ha votato 7 questo film) alle 17:46 del 20 marzo 2014 ha scritto:

Scenografie e costumi eccellenti (insolita mescolanza tra futuro prossimo e ritorno agli anni '60). Cast perfetto. Sceneggiatura brillante. Soggetto debole: il tema è tutt'altro che nuovo, basti pensare ad HAL 9000 (ed era il 1968!!!). Anche il discorso sull'alienazione umana nella società delle macchine è trito e ritrito. L'originalità sta nel fatto di averlo trattato non in chiave di fantascienza distopica bensì di love story, anche se perfino nell'interazone erotica uomo-macchina abbiamo dei precedenti (S1m0ne di Niccol, in cui il simulacro della star bellissima e inarrivabile viene trapiantato in una costruzione virtuale, è l'esempio più lampante; poi ci sono i lovebot di A.I. di Spielberg, le protuberanze sessual-tecnologiche in ExistenZ di Cronenberg, I Love You di Ferreri, ancor più radicale di questo film dato che all'oggetto amato dal protagonista manca addirittura l'intelligenza), in toni per così dire sereni; in realtà però il pessimismo tipico di Jonze traspare anche in questo film, e devo confessare che la sua poetica è ciò che mi infastidisce maggiormente, non mi ci ritrovo e di conseguenza difficilmente entro in empatia con i suoi film: questa accettazione rassegnata degli eventi, la stupidità di fondo del protagonista (il film è affascinante, intendiamoci, ma fermatevi un secondo a pensare: è verosimile? Bisognerebbe essere malati di mente per innamorarsi di un'intelligenza artificiale!) sono elementi che digerisco a fatica. Pur con tutti questi limiti Her rimane un film da vedere: innanzitutto per l'operazione unica di spersonalizzazione totale dell'attore (di Scarlett Johansson rimane solo la voce, e questa non è prestata ad un elemento artificale ma visibile a schermo, come gli avatar del film omonimo o l'occhio di HAL 9000, bensì ad un'entità irrappresentabile e sconfinata, di conseguenza qualitativamente simile ad una divinità), in secondo luogo e in conseguenza di quanto sopra detto, il film è quasi un one man show di Phoenix, quasi sempre unico attore in scena, in grado di comunicare emozioni credibili mentre parla con il nulla steso sul letto o seduto su una sedia. Sopprattutto senza di lui il film non esisterebbe.

atornatore alle 15:35 del 29 marzo 2014 ha scritto:

Praticamente hai definito il mio pensiero usando le migliori parole possibili.

Dato il mio ermetismo avrei detto solo "Carino, peccato".

alejo90 (ha votato 7 questo film) alle 21:48 del 29 marzo 2014 ha scritto:

dici a me o al recensore? haha comunque sono d'accordo!