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8/10

Funny Games regia di Michael Haneke

Thriller
recensione di Antonella Buzzi

Una famiglia composta da madre, padre, bambino e cane, arriva nella seconda casa per le vacanze estive. Di lì a poco, due ospiti dei vicini di casa, Peter e Paul, apparentemente gentili ed educati, vengono a turbare la loro quiete.

Funny games rappresenta un film unico nel suo genere. Una rappresentazione della violenza, allo stesso tempo, cruda e insignificante, senza che effettivamente la violenza venga concretamente mostrata. Haneke crea un dramma teatrale, destinato a essere replicato, riprodotto, come poi farà lui stesso nel 2007 con la versione americana shot for shot. In un luogo immacolato e incontaminato, due ragazzi, vestiti di bianco, angeli del male, armati di una mazza da golf, portano scompiglio all'ordinaria routine quotidiana delle ricche famiglie in vacanza. Il dramma si svolge nell'arco di circa dodici ore, che pesano, anche se il film dura 103 minuti.

Quando il padre Georg chiede a Peter e a Paul: "Perché fate questo?", i due inventano una storia come un'altra. La verità è che la violenza è sempre violenza, comunque la si guardi e comunque la si subisca. Alla fine l'incubo per alcuni, nel bene o nel male, finisce e ricomincia da qualche altra parte e per qualcun altro.

Oltre all'inspiegabile e tracotante freddezza dei due aguzzini, ciò che scuote lo spettatore è l'insopportabile incapacità della famiglia protagonista di reagire, se non all'ultimo momento e quando oramai è troppo tardi: un'incapacità forse inspiegabile se confrontata con la tradizionale (e direi fittizia) eroicità dei personaggi televisivi e cinematografici, ma che registra un'umanità più vera, scioccata da un evento del tutto inatteso ed improvviso. Haneke porta, dunque, in scena la violenza del carnefice, da un lato, e la passività della vittima dall'altro, mostrando con onestà l'una e l'altra, ma senza volontà di suscitare compassione. Alla fine, si tira un sospiro di sollievo, ma allo stesso tempo con orrore ci si domanda: tu chi sei? Vittima o carnefice?

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