A Far East Film Festival 16ma Edizione

Far East Film Festival 16ma Edizione

Poco più di un anno fa, il quindicesimo Far East Film Festival si chiudeva sotto il segno di una promessa, al cui interno si agitavano due diversi stati d’animo: l’amarezza per i massicci tagli subiti e l’orgoglio per esserne usciti a testa alta. Ora, mentre è iniziato il conto alla rovescia per  la sedicesima edizione  (Udine, Teatro Nuovo, 25 aprile-3 maggio: l’hashtag ufficiale è #FEFF16), quella promessa trova nuova linfa, non solo in una line-up già destinata a lasciare il segno, ma anche nell’appoggio – sempre più concreto e convinto – da parte degli enti economici della città. Il FEFF è una realtà su cui scommettere, lo è da tempo, e basterebbero le due prime internazionali di apertura e di chiusura per restituire la portata dell’imminente capitolo 16: grande opening night venerdi 25 aprile con Aberdeen di Pang Ho-cheung e super closing night sabato 3 maggio con il fantasy peplum Thermae Romae II di Takeuchi Hideki. In cartellone trovano collocazione oltre 60 titoli per 9 differenti realtà produttive (Hong Kong, Cina, Giappone, Corea del Sud, Thailandia, Malesia, Indonesia, Filippine, Taiwan), così da garantire uno sguardo ampio e curioso, che non discrimina le opere commerciali di qualità ma punta a mettere a fuoco l’intero arco della produzione asiatica, sia in versione più colta che popolare. Il FEFF 2014 in particolare, registra un prepotente ritorno dei film di genere, dagli action ai thriller, ed è interamente attraversato da un tema di fortissima attualità, quello dei social network, idonei a rappresentare tutte quelle “connessioni” che nutrono il mondo contemporaneo, accorciando sempre di più le distanze anche fra il nostro Occidente e il lontano Oriente.

Quest’anno, per la prima volta, i riflettori si accenderanno sul pianeta del documentario (tra i titoli Boundless  e The Search for Weng Weng). Il Doppio Focus 2014, invece, sarà dedicato al cinema hongkonghese, con un omaggio a Dante Lam e un ospite d’onore che di quel cinema (o meglio: della sponda indipendente di quel cinema) è protagonista assoluto: Fruit Chan. Autore di capolavori come Made In Hong Kong e Durian Durian ha raccontato gli squilibri e le contraddizioni della post-riunificazione e ora, con il nuovissimo The Midnight After (a Udine sarà presentata la versione definitiva, dopo il passaggio al Festival di Berlino) lancia l’ultimo grido di allarme su un mondo che sta per scomparire.Spostando la visuale più a Est, fino al Giappone, non mancheranno poi i thriller psicologici alla David Lynch come Bilocation di Mari Asato (già assistente alla regia di Kurosawa Kyoshi), mentre la Corea del Sud si confermerà un’autentica e vibrante fonte di luce: dal thriller Cold Eyes (remake dell’hongkonghese Eye In The Sky prodotto da Johnnie To) al suspenseaction The Terror Live, senza dimenticare The Attorney di Yang Wooseok, con lo straordinario Song Kang-ho (che di recente abbiamo visto in Snowpiercer) e Very Ordinary Couple della regista Roh Deok, che con la sua raffinata ed eccentrica escursione nella commedia sentimentale riporta al cinema commerciale una inaspettata freschezza.

Anche quest’anno, secondo tradizione, il FEFF porterà sul palco udinese molti protagonisti dello star system asiatico. Fra le dive, ecco Sandra NG, protagonista di Golden Chickensss, e la simpaticissima Eugene Domingo, protagonista di Barber’s Tales. Con Sandra NG tutto iniziò nel 2001, quando il pubblico la adorò in Juliet In Love di Wilson Yip (interpretato con l’icona Francis NG). Protagonista di oltre 100 film, oggi Sandra è considerata la regina della commedia, in grado di aggiudicarsi importanti riconoscimenti anche per ruoli più drammatici e di portare guadagni milionari da record ai film che interpreta. In Golden Chickenss la vedremo nel ruolo di una prostituta nella Hong Kong odierna dove la gente combatte per ritrovare le proprie radici. Difficile, invece, non ricordare Eugene Domingo nella serie dei Kimmy Dora o in The Woman in the Septic Tank, film – quest’ultimo – con cui ha fatto il giro vincendo come rappresentativo del cinema indipendente filippino. È l’attrice più attiva e richiesta delle Filippine, capace di lavorare per 7 produzioni differenti in un anno, premiatissima in patria e riconosciuta all’estero. È di certo la regina della commedia anche se in Barber’s Tales la vedremo in un ruolo drammatico.

 Nel nuovo cinema popolare cinese, la classe media diventa protagonista, un trend ottimamente rappresentato da Tiny Times di Guo Jingming: super successo in tutta l’Asia, focalizzato sul mondo della moda e ambientato in una Shanghai che ricorda straordinariamente la Milano da bere, esterna un’orgogliosa riflessione sulla nuova ricchezza della Cina. E con i consueti toni della satira anche il più popolare regista cinese, Feng Xiaogang,  riflette  sui temi più attuali del Paese in Personal Tailor: la modernizzazione, la nuova ricchezza ma anche la salvaguardia del pianeta, divertendosi a prendere in giro le idiosincrasie del cinese tipo di oggi. Sempre sul versante cinese, poi, irrompono anche due titoli autoriali: l’hitchcockiano Black Coal, Thin Ice di Diao Yi’nan (noir di glaciale bellezza vincitore dell’Orso d’Oro a Berlino) e To Live and Die in Ordos della regista Ning Ying, che racconta la figura controversa di un poliziotto, anti-eroe moderno.Nell’arco di un mese, il più famoso peplum fantasy nipponico traslocherà in Italia:  Thermae Romae da giugno approderà nelle nostre migliori sale grazie alla Tucker Film mentre Thermae Romae II, l’attesissimo sequel, sabato 3 maggio chiuderà, come scritto ad inizio articolo, in anteprima il FEFF 16.

Tratto dal manga di Yamazaki Mari, conosciutissimo anche in Italia e pubblicato da Star Comics, il primo Thermae Romae narra le gesta di Lucius Modestus (il divo giapponese Abe Hiroshi, assolutamente perfetto per il ruolo), un aitante architetto dell’Antica Roma che si ritrova catapultato nel Giappone contemporaneo. La sceneggiatura accumula gag su gag, sfruttando con invidiabile creatività l’artificio del viaggio nel tempo, e i miracoli digitali fanno il resto, assieme ai vari set di Cinecittà e all’accuratezza dell’intera operazione, che ritroviamo anche in Thermae Romae II, riconfermando il cast e il meccanismo narrativo: set monumentali, oltre 5000 comparse, location mozzafiato. Dopo aver progettato le sontuose terme di Adriano, fulcro del capitolo numero 1, il baldo architetto dovrà misurarsi con un altro ingaggio: progettare un bagno termale dentro il Colosseo, per dare sollievo ai gladiatori acciaccati e feriti … Fuku-chan of FukuFuku Flats, la nuova commedia surreale di Fujita Yosuke, sarà invece il primo film giapponese che vede coinvolta una cordata produttiva e distributiva internazionale, dove spicca un nome tutto italiano: quello della Tucker Film. Il film racconta la storia di Tatsuo, imbianchino perennemente single che trascorre le proprie giornate tra il lavoro e il cazzeggio con gli amici, a formare un bizzarro gruppo di losers. Dietro quell’aria timida e imbranata, dietro la cronica assenza di una donna, si nasconde però un classico trauma adolescenziale. E sarà proprio una donna, la bella Chiho, a risvegliare i fantasmi del passato …

Scritto e diretto con mano felice, il film uscirà nelle sale giapponesi non prima dell’autunno e impegna nei ruoli principali due grandissimi nomi della scena nipponica: per Chiho, infatti, Fujita Yosuke ha chiamato Mizukawa Asami, mentre per Tatsuo si è divertito a chiamare la celebre comica e star televisiva Oshima Miyuki (ospite VIP del FEFF 16 assieme al regista).Ma se Hong Kong sarà anche sinonimo di thriller, toccherà alle Filippine la parte del leone, dopo una stagione di autentica e, forse, inattesa rinascita. Appena due anni fa, nei numerosi multiplex di Manila trovavano spazio solo i blockbuster americani: i laboratori di post-produzione avevano ormai abbandonato le Filippine e quelli rimasti sembravano esclusivamente rivolti alla televisione. La grande storia del cinema filippino, insomma, pareva essere giunta al tramonto. E invece, una politica culturale che ha deciso di investire da una parte sulla riscoperta e il restauro e dall’altra sul finanziamento di progetti low budget, alla ricerca dei registi del futuro, ha portato alla rinascita, di cui il FEFF 16 può rendere, ovviamente, solo parziale testimonianza: dai lavori dei giovani esordienti (come Shift di Siege Ledesma) ai due recentissimi ed estremi lavori del veterano Chito Rono. Ci riferiamo al politico Dynamite Fishing, ambientato su un’isola remota durante «una sporchissima vigilia elettorale», e il tarantiniano Boy Golden: Shoot To Kill, omaggio al cinema di genere con tanto di dialoghi epici, umorismo feroce e un'ambientazione mock-Fifties.

 L’esempio filippino porta a riflettere su quale può essere il ruolo della politica nei confronti delle attività cinematografiche: stimolo e accompagnamento, dunque, non certo pozzo (finanziario) senza fondo. Ed è un esempio che, inevitabilmente, conduce al parallelo con il Friuli Venezia Giulia. Il cinema in regione era già storicamente un argomento comune, ma la legge scritta nel 2006 (in collaborazione con i principali attori del mondo cinematografico regionale) ha stimolato la produzione, portando ai successi del 2013: Zoran, il mio nipote scemo, TIR, The Special Need, Oltre il guado, Parole povere rappresentano 5 titoli di peso internazionale per una regione con poco più di un milione di abitanti,  che sostiene il cinema sul territorio con una Film Commission, un Fondo regionale per l’audiovisivo e un sistema che contempla l’esercizio (con le sale di qualità), la distribuzione (con la Tucker Film), la conservazione e i festival internazionali. Se c’è una caratteristica che accomuna tutto il lavoro che viene svolto attorno al cinema, è la capacità di trovare una propria originalità e ragion d’essere rinunciando a priori a competere su campi inarrivabili.  I film del Friuli Venezia Giulia non rinunciano mai al legame con il territorio ed è per questo che riescono a trovare un significato e una platea nazionale ed internazionale. Non servono le produzioni ultramilionarie o i festival stramondani, privi di continuità e utili solo alla vanità di qualche politico. Servono, al contrario, conoscenza ed esempi, e l’offerta di conoscenza ed esempi che porta il Far East Film, come altri festival della regione e come l’attività quotidiana delle sale cinematografiche storiche, stanno solo un passo dietro alle nostre produzioni. 

Che cosa unisce Matteo Oleotto, regista di Zoran, il mio nipote scemo, e il FEFF 16, oltre al comune amore per il cinema? La risposta non è certo complicata: il nuovo Festival Trailer, infatti, porta la sua firma. Sessanta secondi per giocare con l’essenza pop del festival, prendendo allegramente a schiaffi gli stereotipi che (ancora) gravano sull’arte cinematografica d’Oriente. Interpretato da Riccardo Maranzana, l’irresistibile Ernesto di Zoran, il trailer porta avanti quella spassosa linea comica già percorsa da quasi tutti i suoi predecessori. Una piccola tradizione, molto amata dal pubblico fareastiano, che vede dunque Oleotto in ottima compagnia: basterebbe citare Pang Ho-cheung, il mitico geniaccio hongkonghese, autore del festival trailer più gioiosamente anarchico e trasgressivo.La splendida sigla, invece, porta la firma di Video Animazioni Vive, per un progetto curato dall'illustratrice e animatrice Goga Mason e dal rumorista Alessandro Fiorin Damiani.

 

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Slask alle 17:02 del primo luglio 2014 ha scritto:

Oh, neanche una menzione alla "sorpresa indonesiana" presentata in anteprima al festival?

Antonio Falcone alle 8:22 del 2 luglio 2014 ha scritto:

Quando ho scritto l'articolo, sulla base delle fonti in mio possesso, la citata "sorpresa indonesiana" non era stata ancora svelata. Integra pure.

Slask alle 18:16 del 2 luglio 2014 ha scritto:

ahh ok, presumevo fosse già trapelata

Comunque mi riferivo a The Raid 2: Berandal, di Gareth Evans.

alexmn alle 23:54 del 2 luglio 2014 ha scritto:

non vedo l'ora di vederlo. il primo è fenomenale.

Slask alle 16:33 del 3 luglio 2014 ha scritto:

idem!!!