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R Recensione

9/10

Dallas Buyers Club regia di Jean-Marc Vallee

Biografico
recensione di A. Graziosi

La storia è quella vera di Ron Woodroof, un elettricista a cui nel 1985 viene diagnosticata l'AIDS e a cui rimangono in teoria solo trenta giorni di vita. Deciso a non arrendersi, Ron si lancia alla ricerca di cure alternative fino alla creazione del vero e proprio 'Dallas Buyers Club'.

 

8° Edizione Festival Internazionale del Film di Roma:

Premio del Pubblico per il miglior film

Premio per la migliore interpretazione maschile a Matthew McConaughey

Premio AIC miglior fotografia

Senza dubbio uno dei migliori film in concorso all'ottavo Festival Internazionale del Film di Roma, Dallas Buyers Club non delude le aspettative, offrendoci un'incredibile interpretazione da parte di Matthew McConaughey, il quale, dopo il talento e l'estro già dimostrati in Killer Joe di William Friedkin, supera ancora una volta se stesso con una recitazione impeccabile e in odore di Oscar. Nei panni di Ron Woodhoof, texano che fu diagnosticato sieropositivo nel 1985, ha avuto luogo una vera e propria trasformazione fisica, linguistica, mimica: non si riesce praticamente più a scorgere il famoso attore al punto che sembra di assistere realmente alle vicende biografiche narrate. Apprezzabilissimi la regia e lo stile del canadese Jean Marc Vallée, che si era fatto già notare in C.R.A.Z.Y. per i suoi inserti surreali e per il suo approccio alla religione: come surreale potrebbe essere definita anche la bellissima scena delle farfalle in Dallas Buyers Club. Nonostante la drammaticità degli eventi trattati, in particolare la pericolosità del farmaco retrovirale AZT e la difficoltà negli anni '80 nel reperire cure meno dannose e alternative per sopravvivere all'AIDS, il tutto viene visto sotto la lente di un'ironia che demistifica l'aria lugubre e inesorabile che troviamo solitamente nei film in cui è coinvolta questa malattia. Ciò avviene anche e soprattutto grazie al rapporto e ai contrasti che si vengono a creare tra Ron/McConaughey, inizialmente omofobo, e Rayon/Jared Leto, quest'ultimo nei panni di una transessuale di una simpatia irresistibile. Molto curati anche il montaggio, a cui il regista collabora, e la fotografia: entrambi restituiscono lo spirito e l'ottima fattura della sceneggiatura, frutto di un intenso lavoro di ricerche, interviste e della conoscenza della persona in carne e ossa della cui vita si sta parlando. Si tratta di un'odissea personale ma universale in quanto Ron Woodhoof si ritrovò davvero all'improvviso con una “sentenza di morte” a distanza di un mese ed ebbe lo stesso la forza di cercare alternative all'epoca “non legali” (non ancora riconosciute dalla legge americana ma valide in altri paesi) motivo per cui dovette affrontare per anni istituzioni che lo contrastavano, riuscendo a salvare se stesso e molte altre persone grazie al Dallas Buyers Club, club che procurava medicinali meno dannosi e più economici dell'AZT, il farmaco più costoso della storia. Oltre all'impressionante metamorfosi subita dall'attore Matthew McConaughey, interessantissima è l'evoluzione subita dallo stesso personaggio protagonista del film, il quale, come recita la tag-line “ha osato vivere” (“dare to live”) nonostante tutto il mondo intorno sembrava ruotare nella direzione opposta, cambiando profondamente la propria vita, da cavalcatore di rodeo macho e fracassone a sostenitore ed esperto attivista e combattente in difesa dei malati di AIDS, senza tradire mai se stesso in quanto avrebbe desiderato morire, non vittima compatita in un letto d'ospedale, bensì “scalciando nei suoi stivali” fino all'ultimo.

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Voto degli utenti: 7,6/10 in media su 7 voti.

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tramblogy alle 19:36 del 23 giugno 2016 ha scritto:

che bello sto film....ooh life is strange....no no no no...