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7/10

Black Sea regia di Kevin MacDonald

Thriller
recensione di Gloria Paparella

Il capitano di sommergibili Robinson, con un divorzio alle spalle e un figlio adolescente con cui non ha quasi alcun rapporto, viene licenziato dalla sua società di recupero relitti. Robinson decide di riscattarsi con un'impresa straordinaria: recuperare l'immenso carico d'oro contenuto in un sommergibile tedesco che giace sul fondo del Mar Nero dal 1941. Una volta raggiunto il tesoro sommerso, l'avidità dei membri dell'equipaggio prenderà il sopravvento in un gioco al massacro alla fine del quale potrà restarne soltanto uno...

È una storia emozionate, vera, sporca di sudore quella di Black Sea: una storia del nostro tempo, in cui degli uomini disperati cercano di racimolare qualcosa per se stessi come atto di rivincita. Il regista Kevin Macdonald torna ancora una volta ad esplorare le risposte emotive, psicologiche e fisiche degli esseri umani che si trovano in situazioni terrificanti, aggiungendovi qui anche la curiosità per i sottomarini.

Black Sea è un film d’avventura alla vecchia maniera, popolata da un vasto assortimento di personaggi, tra cui spicca il protagonista, Robinson (Jude Law), valoroso comandante del sottomarino, ma anche padre e marito fallimentare; pur non avendo niente da perdere, immagina ancora che una parte del bottino naufragato possa essere la sua ultima chance di felicità.

Oltre ad essere un classico film sottomarino, con spettacolari e allo stesso tempo inquietanti immagini del movimento sott’acqua del sommergibile, la pellicola sviluppa anche una sempre più crescente tensione, portando lo spettatore ad interrogarsi su chi alla fine si salverà.

L’attore due volte nominato agli Oscar è riuscito con una impressionante trasformazione fisica e perfezionando l’accento ad interpretare un uomo orgoglioso, testardo, che ce l’ha con tutti, ma che, allo stesso tempo, ha momenti di grande eroismo, essendo capace di guidare il suo equipaggio e indirizzarlo al suo scopo.

Notevole anche la fotografia, che cattura l’elemento viscerale del pericolo nella vita all’interno di un sottomarino: questo grazie anche ai più recenti progressi in fatto di tecnologia, per cui sono state utilizzate camere digitali piccole e leggere su misura.

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