R Recensione

7/10

Ant-Man regia di Peyton Reed

Azione
recensione di Riccardo De Franco

Armato della sorprendente capacità di rimpicciolirsi e di incrementare la sua forza, il truffatore Scott Lang (Rudd) deve abbracciare l'eroe che porta in se per aiutare il suo mentore, il Dr. Hank Pym (Douglas), a proteggere il segreto dietro il suo spettacolare Ant-Man a seguito di una nuova generazione di imponenti minacce terroristiche. Contro ostacoli apparentemente insormontabili, Pym e Lang dovranno pianificare e realizzare un colpo che salverà il mondo.

Ant-Man doveva essere uno dei primi film Marvel Studios. Programmato per uscire durante la cosiddetta Fase 1, la pellicola avrebbe consentito di inserire il personaggio tra le fila degli Avengers già nel primo film di Joss Whedon. Nei fumetti d’altronde Hank Pym, alter-ego di Ant-Man, è uno dei fondatori del supergruppo, nonché creatore di Ultron.

Al cinema la storia è andata diversamente, e con Ant-Man in panchina abbiamo visto crescere l’importanza di Iron Man all’interno del “Marvel Cinematic Universe”: prima un Iron Man 2 prodotto in fretta e furia (con risultati disastrosi) per colmare il vuoto lasciato dal film sull’uomo-formica, poi ancora Tony Stark reso artefice della nascita di Ultron, antagonista della seconda pellicola sugli Avengers.

Tutto questo per fare capire le ripercussioni che questa lunga e travagliata produzione ha avuto sui piani della Casa delle Idee, e ora che il film è finalmente giunto nelle sale è tempo di giudizi.

La pellicola si piazza decisamente in un’ipotetica fascia intermedia dei cinefumetti, quella in cui rientrano opere che non si sono rivelate dei fallimenti (vedi alla voce Thor della stessa scuderia) ma che non diventano neanche un piccolo fenomeno (come la rivelazione Guardiani della Galassia). Ant-Man è una buona action-comedy, che non rischia nulla ma porta a casa il risultato grazie ad una formula ormai ben collaudata e vincente: una storia di rivalsa con una buona dose di comicità slapstick e gag che smorzano i toni.

In questo senso la storia di origini si allinea a quanto visto nel primo Iron Man, che ancora oggi rimane forse l’esempio più equilibrato della “ricetta Marvel”. Lo Scott Lang interpretato da Paul Rudd risulta piacevole e simpatico quanto basta per catturare l’empatia dello spettatore; il suo background (ex-galeotto con una figlia piccola in affidamento alla moglie divorziata), i battibecchi con la figura del mentore (Douglas), e i siparietti con una banda di ladruncoli impiastri fanno il resto.

Un fattore affascinante, e forse una delle poche vere potenzialità di un universo cinematografico condiviso, è quello della cosiddetta legacy (eredità), concetto molto noto a chi mastica linguaggio fumettistico. Michael Douglas interpreta l’originale Ant-Man ormai in pensione che decide di passare il testimone ad una nuova generazione di supereroi, e attorno a lui ruotano gli elementi più interessanti del film: in primis naturalmente l’attore stesso, un altro grande veterano di Hollywood che difficilmente avremmo immaginato di vedere in un’opera del genere, ma la cui presenza è risultata decisamente bene accetta in questo contesto. Lo charme che ha contraddistinto Douglas nei suoi oltre 30 anni di carriera, e che sembrava essersi appannato in alcuni suoi recenti e risibili lavori, ha fornito enorme credibilità ad una storia che per sua natura poteva risultare difficile da trasporre sul grande schermo senza scadere nel kitsch.

Infatti è proprio il lato vintage che convince, a partire proprio dal personaggio di Hank Pym che regala al cinema, finalmente, il primo ringiovanimento realizzato in computer grafica completamente riuscito. Il prologo ci mostra un Michael Douglas del 1989 ricreato in maniera sopraffina e altamente fotorealistica, al punto che vederlo pochi minuti dopo con le rughe, la barba e i capelli bianchi fa quasi sembrare la sua versione reale un riuscitissimo make-up. Altro che il faccione gommoso del Jeff Bridges giovane di Tron Legacy, o la replica digitale dello "Schwarzenegger 1984" di Terminator Genisys. Tanto di cappello a Lola VFX che si è occupata di questo trattamento speciale, ma più in generale a tutto il comparto degli effetti visivi, che nelle varie sequenze di rimpicciolimento e ingrandimento di Ant-Man ha dato sfoggio di particolare creatività e freschezza.

Veniamo alle note dolenti. Dopo dodici film ancora in casa Marvel non sono riusciti a tirare fuori un cattivo convincente, per quanto abbiano scelto attori di razza e gli abbiano affidato personaggi che nelle rispettive controparti cartacee forniscono caratterizzazioni di tutto rispetto. Corey Stoll si è fatto le ossa sul piccolo schermo e i numeri per una prova efficace non gli mancavano, ma la sceneggiatura non ha offerto ampi margini per costruire un villain memorabile.

E parlando di copione, altro difetto che accomuna questi film è il giochino delle citazioni. In realtà è parte fondamentale del successo che riscuotono presso il pubblico più giovane, ma a spettatori un pochino più smaliziati il continuo richiamo a personaggi di altre pellicole - vuoi all’interno di semplice scambio di battute, vuoi tramite un vero e proprio cameo - più che meccanismo di una trama orizzontale appare sempre più uno specchietto per le allodole. Forse anche i nerd ogni tanto dovrebbero prendersi un pochino sul serio, onde evitare di farsi imbambolare da fanservice di palese bassa lega.

Ad ogni modo, anche se fastidiose queste pecche non intaccano più di tanto un prodotto ben confezionato che fa buon intrattenimento. Il compito più difficile di Reed non era girare il film, ma far dimenticare di essere un sostituto per quel genietto di Edgar Wright, che per anni ha lavorato a questo adattamento salvo poi tirarsene fuori poco prima delle riprese per divergenze creative. Difficile dire quanto e cosa sia rimasto del suo contributo (e quanto e cosa non andasse a genio alla produzione), e a parte il rimpianto di non aver conosciuto la sua versione viene spontaneo chiedersi che effetto avrebbe fatto vedere un film su Ant-Man una decina d’anni fa, quando ancora non bastava il logo Marvel Studios per far decollare film su supereroi sconosciuti o con superpoteri “particolari”.

V Voti

Voto degli utenti: 6,3/10 in media su 4 voti.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
Slask 7/10

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.