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8/10

Animali fantastici e dove trovarli regia di David Yates

Avventura
recensione di Erika Sdravato

Animali Fantastici e dove trovarli inizia nel 1926 con Newt Scamander che ha appena terminato un viaggio in giro per il mondo per cercare e documentare una straordinaria gamma di creature magiche. Arrivato a New York per una breve pausa, pensa che tutto stia andando per il verso giusto, se non fosse per un simpatico signore di mezza età, una coppia di sorelle affiatate, ma soprattutto, una ventiquattrore lasciata nel posto sbagliato.

Noi babbani (o no-mag, per essere il più filologici possibile nei confronti di quest'ultima produzione targata Warner Bros.) possiamo solo ipotizzare cosa sia la magia. Non certo sperimentarla frenarla brandirla dominarla o chissà che altro. Anzi, no. Una cosa possiamo farla: viverla per poco più di due ore in una sala buia con un'immaginaria bacchetta di sambuco a prolungamento dell'arto superiore, osservando lo schermo attraverso gli occhialoni 3D da un kilo e mezzo sulla punta del naso (magari accavallati ai propri, stile Sibilla Cooman). Solo in questo modo le nostre, d'un tratto, possono diventare un tutt'uno con le pupille sempre dilatate di un personaggio del film, l'aspirante pasticcere di buon cuore Jacob Kowalski. A poco a poco lui diventa il nostro filtro in carne e pixel attraverso il quale entrare nella storia filmica della Rowling. Rubicondo, sorridente, sgobbone, curioso e pronto ad abbracciare il mondo (animale e non). È l'uomo qualunque per eccellenza. È colui che farà da corpo e da voce alle nostre domande di spettatori ancora affamati di cioccorane e assetati di burrobirra.

In Animali fantastici e dove trovarli il clima potteriano è sì presente ma non rievocato in maniera ridondante, il binario 9 e ¾ è ora una valigia dentro la quale custodire sogni e creature meravigliose, i professori di Hogwarts lasciano spazio ad uno sparuto gruppo di maghi funzionari e ricercatori, i banchi di scuola sono un caro ricordo parzialmente sostituito da una maturità meno adolescenziale e più adulta, la minaccia sempre incombente di Voldemort viene stigmatizzata da un obscurus capace di distruggere qualsiasi cosa. Manca ovviamente quel processo totale di immedesimazione a cui ci aveva indotti - e quasi costretti - la crescita cinematografica ed umana di un personaggio in fieri come quello di Harry Potter: qui, al contrario, l'evoluzione della figura principale è pressochè assente, a beneficio, però, di un'apertura a contenuti significativi ed attual(izzant)i. Difatti, in Animali fantastici e dove trovarli (ed è già  il discutibilissimo titolo a suggerirlo, come spesso accade nei teenmovies e non solo) sono proprio rinoceronti dal muso magmatico, radici animate, falene blu, giganti stercorari, falchi maestosi, serpentelli neonati e tante altre insolite bestioline a necessitare di protezione assoluta. Non solo. Questo diventa lo scopo cardinale del racconto, insieme alla responsabilità che ciascuno ha di fare la propria parte: che sia a favore di una specie in via di estinzione o di un manipolo di emarginati dalla società, ciò che risulta importante è prendere una posizione in difesa di chi ha bisogno - contro estremismi di ogni tipo. Sono assolutamente affascinanti la scelta dell'epoca di ambientazione della storia (i ruggenti Venti esercitano da sempre un appeal estetico e sensoriale notevolissimo per chi scrive), gli straordinari costumi impiegati, il corretto disequilibrio tra dialogato e visibile a vantaggio di quest'ultimo, la cromia generale dai toni freddi e cupi (che diventa variopinta e luminosa quando ci si addentra nel sovrannaturale regno faunistico), la felice combinazione di macchiette drammaturgiche completamente antitetiche tra loro (ci sono l'introverso Salamander, il verace e faceto Kowalski, la determinata ma fallace Tina, la lieve e disinteressata Queenie, l'ambiguo e schivo Percival Graves, il timorato e al tempo stesso intimidatorio Credence), la ferma volontà di non prescindere mai e poi mai dall'assunto tematico per cui anche nel bene regna una più o meno piccola porzione di malvagità. È impressionante, a tal punto, considerare con quanta libertà la fantasia possa trovare e conquistarsi una dimensione continuamente varia nelle sequenze migliori del film, quelle in cui tutto si crea e tutto si distrugge, ed in cui si ha modo di esperire da vicino la realtà favolosa delle creature curate e protette con affettazione materna dal protagonista, Newt Scamander - interpretato in maniera a tratti monocorde dal premio oscar Eddie Redmayne. Ma ammalianti sono soprattutto le pazzesche vette di tecnicismi toccate dall'abilità del team di effetti speciali firmato Watkins, Burke e Manz: se il cinema ci permette di volare con la fantasia come già era intenzionato a fare a fine Ottocento, adesso più che mai è pronto a proclamare di poter superare se stesso ed i propri limiti.

Animali Fantastici e dove trovarli costituisce senz'altro una piacevole aggiunta all'universo sovrannaturale creato dalla penna della Rowling, ma (fortunatamente) non è la soluzione per scordarsi e accantonare la saga di Harry Potter: l'unico modo per arginare un po' l'ingombro del maghetto, della sua suggestiva cicatrice e della sua combriccola di amici sarebbe quello di obliviare la mente degli spettatori e dei lettori di tutto il mondo o, per rimanere in tema, uscire sotto la pioggia. La stessa che cancellerà la memoria di quel Jacob Kowalski di inizio recensione, l'uomo medio e per questo paragonabile a chiunque, emblema - non come, ma più degli altri - di quest'ultimo lavoro del prodigioso Yates.

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