Alien Covenant regia di Ridley Scott
Fantascienza
Nel 2104, l’astronave Covenant viene attacata da una tempesta di neutrini , mettendo in rischio la sua missione ovvero portare in salvo 2000 dei suoi passegeri “dormienti” in attesa di andare su un altro pianeta ed uccidendo nel mentre alcuni.
Alien Covenant, come dicono gli inglesi, “plays it safe”, ovvero tira fuori la solita cara formula della saga Alien : un attacco “misterioso” (in realtà è il solito “monster” nascosto nell’astronave) da debellare con la forza non tanto delle armi ma dell’intelligenza, dello spirito e del gruppo (o nel caso delle primissime serie, con “l’intuito femminile” di Sigourney Weaver) più che un vero e proprio sequel come dichiara essere – di Prometheus, del 2012.
Qua si è semplicemente aggiunto al classico equipaggio totalmente imbellito e ringiovanito e soprattutto molto mixed-race (Jurnee Smulleth e Demian Bechir) anche la storia del viaggio interplanetario con terrestri dormienti, come già visto in Passengers, anche se totalmente inutile! Bisognava dare un tema attuale (riusciremo un giorno a viaggiare nello spazio? Ormai, per Hollywood, sì) e un “drama” centrale, ma vista la copiosità dell’equipaggio bastava sapere come andasse a finire per la loro pelle, più che aggiungere vite umane il cui senso sembra solo quello del fardello e di cui in effetti ci si scorda quasi subito, dandosi ai soliti impianti creature-umani–batteri.
Michael Fassbender sembra leggermente fuori parte, la sua stella nel firmamento di serie A “quella seria” sembra un po’ troppo brillante per un film che è un complicato-nerdistico-polpettone e insieme a ricicli di serie B come Billy Crudup e il comico Mc Bride sembra il nome messo là dai produttori per convincere il finanziamento e non ce lo vediamo troppo al Comic-con a rispondere a complicate nozione sui neutrini, inoltre con X-Men sembrava aver esaurito quello che aveva da dire sul genere. Benino gli altri, improbabili il giusto: lontani i tempi di Tom Skerrit e la Weaver, ma the show must go on.
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