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5/10

2047 - Sights of Death regia di Alessandro Capone

Fantascienza
recensione di Alessandro Giovannini

Nel 2047 il mondo è in mano ad una potente confederazione che tiene buona parte della Terra stretta sotto il giogo militare; un gruppo di guerriglieri vi si oppone: Wilburn (Stephen Baldwin) , penetrato nei territori bombardati dal nemico ed in contatto radio con il proprio mentore (Danny Glover) che coordina le operazioni, ha il compito di raccogliere prove degli stermini di massa compiuti dalle forze confederate, denunciandone i crimini contro l'umanità alla comunità internazionale. Aiutato da un'indigena muta ed ostacolato dalla squadra di militari capeggiata dal perfido Asimov (Rutger Hauer), Wilburn troverà pane per i suoi denti.

Dalla sua ha una certa dose di coraggio, questo film, nel proporre una formula di cinema di genere molto retrò e molto poco italiana. Alessandro Capone, regista di commedie e serie tv, cambia registro e tenta la carta del cinema di genere un tempo pane quotidiano del nostro cinema. Anche l'immaginario di riferimento è rimasto più o meno quello passato: echi da fantascienza distopica anni '80 si mischiano a spunti videoludici anni '90 per dar vita a questo film chiaramente low budget che bilancia la scarsa inventiva in sede di sceneggiatura con una parata di volti noti del cinema action non solo hollywoodiano; il cast è interamente internazionale e fra gli attori principali spicca Rutger Hauer, che in alta età si sta lanciando in molti progetti piccoli e indipendenti, anche nostrani. Altro elemento importante è Michael Madsen, che gigioneggia tra una smorfia e l'altra nel solito ruolo dello psicopatico a lui congegnale. Questa coppia di villain eclissa gli altri interpreti compreso il protagonista Stephen Baldwin (fratello minore di Alec), che non riesce ad emergere come eroe solitario impegnato in una missione più grande di lui. Anche il suo rapporto conil mentore che l'ha cresciuto si risolve in pochi dialoghi "strappalacrime" sostenuti da una colonna sonora enfatica che vorrebbe emozionare ma risulta troppo stereotipata per essere efficace.

Come detto il budget è poco perciò sarebbe anche ingiusto criticare le evidenti mancanze in termini di spettacolarità o varietà di ambienti (la vicenda si svolge quasi totalmente in un'unica location). Tuttavia è compito del regista rendersi conto di cosa si ha a disposizione ed ottimizzare le risorse di conseguenza. Qui, oltre ad alcune ingenuità scenografiche (pc che risalgono ai primi anni '90: sarebbero inutilizzabili già oggi, figuriamoci nel 2047!) e di scrittura (gli antefatti sono esposti in un monologo iniziale di breve durata che non approfondisce minimamente quello che sarebbe stato forse l'aspetto narrativo più interessante, ovvero come si sia arrivati a questo punto e chi sia a capo della confederazione; il finale non può lasciare soddisfatti gli spettatori, suona come una presa in giro) ci sono anche discutibili scelte registiche, come il risolvere gli ultimi minuti in una sparatoria rocambolesca in cui A uccide B che viene ucciso da C, ed il non aver accentuato alcuni elementi propri del cinema di genere (il gore, l'erotico) di cui rimangono sono pallidissime e timide tracce, perlopiù verbali. Insomma per ottenere un convincente B-movie Capone avrebbe dovuto osare di più, sia in inventiva omicida sia in concessioni pruriginose, elementi utili a compensare la mediocrità del soggetto e la scontatezza dello sviluppo. Invece rimane la scorza dell'action sci-fi anni '80 senza la sostanza, la cornice senza il quadro, e l'impressione finale è che anche con i pochi mezzi a disposizione si sarebbe potuto fare molto di più, in termini di scelte stilistiche, registiche e di scrittura.

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